La Quantum Information Science and Technology (QIS) è la nuova frontiera del potere globale, ma non quella che vedi nei comunicati stampa dorati delle big tech o negli slogan dei summit governativi. Dietro la patina patinata dell’innovazione scientifica si nasconde una corsa armata silenziosa, feroce, e sempre più sporca. Il principio è semplice: usare le regole della fisica quantistica per manipolare, archiviare e trasmettere informazione. Ma come ogni tecnologia realmente rivoluzionaria, la QIS è anche una perfetta leva geopolitica, economica e militare.

Se la Silicon Valley è stata la culla della rivoluzione digitale, la QIS è il campo minato dove si giocherà il prossimo dominio planetario.

La fisica quantistica, nella sua natura più bizzarra e poetica, offre concetti come la sovrapposizione, l’entanglement e la coerenza. Astratti, certo, ma potentissimi. Un bit classico è o uno o zero, ma un qubit può essere entrambi contemporaneamente, aprendo possibilità computazionali impensabili per i sistemi tradizionali. Ora, metti questa capacità nelle mani di chi ha la chiave del tuo conto bancario, dei tuoi algoritmi di difesa, dei tuoi dati sanitari o dei tuoi brevetti aziendali. Vedi il problema?

Il punto non è se la QIS rivoluzionerà la chimica, la medicina o la sicurezza informatica. Lo farà. Il problema è chi ci arriverà prima, e come.

Ecco il sottotesto che molti fingono di non leggere: Stati Uniti, Cina, Russia e altri attori minori (ma non meno pericolosi) stanno riversando miliardi nella ricerca quantistica. L’obiettivo non è solo il superamento dei limiti tecnologici attuali, ma l’acquisizione di un vantaggio strategico in grado di riscrivere le regole del gioco. Perché un computer quantistico operativo, anche imperfetto, potrebbe decifrare in pochi minuti quello che oggi impiega millenni di calcolo classico.

E non serve essere un analista NSA per capire cosa significherebbe violare sistemi crittografici, manipolare supply chain quantistiche, o condurre operazioni di disinformazione algoritmica quantistica su scala globale.

Il governo USA lo sa. Per questo ha messo in piedi la Quantum Information Science Counterintelligence Protection Team, una task force federale creata con il National Quantum Initiative Act del 2018. Un’agenzia che non suona certo come una squadra di ricercatori del MIT, ma più come una branca del controspionaggio della Guerra Fredda. E non a caso. La minaccia, dicono, è seria. E non solo per la sicurezza nazionale, ma per la sopravvivenza dell’egemonia economica americana.

E qui entra in gioco l’aspetto più cinico e sottile della questione: non è la tecnologia ad essere a rischio, ma il modello stesso di innovazione occidentale. Quello fatto di università aperte, collaborazioni internazionali, studenti stranieri, startup in garage. Tutto il sistema è vulnerabile. I cinesi lo hanno capito da anni e lo usano con chirurgica pazienza. Una borsa di studio qua, un’azienda acquisita là, un ricercatore reclutato con una mail apparentemente innocua, e il gioco è fatto.

La lista delle componenti sotto sorveglianza la dice lunga: criogenia, chip quantistici, laser di controllo, algoritmi proprietari, talenti universitari. Ogni elemento può essere l’anello debole in una catena che, se violata, mette a rischio un intero ecosistema. E quando ti trovi con uno studente che lavora con uno pseudonimo per un’azienda cinese che ha sede in Svizzera, con hardware spedito via Vietnam e transazioni in cripto, la faccenda assume i contorni di un thriller di Le Carré, ma in versione cloud-native.

Il paradosso è tragico: più la scienza quantistica è promettente, più diventa un campo di battaglia. Lavorare su QIS oggi significa avere il fiato sul collo dell’FBI, dover firmare NDA anche per i meeting su Zoom, fare controlli di background sui tuoi stessi collaboratori e chiedersi ogni giorno se quel paper pubblicato su Nature è già stato letto e decompilato da qualche laboratorio “gemello” in una provincia cinese.

Nel frattempo, i governi occidentali oscillano tra promesse di collaborazione globale e pulsioni da guerra fredda 2.0. E la realtà? È un’ibridazione tossica: la libertà accademica usata come cavallo di Troia per l’infiltrazione sistematica. La collaborazione scientifica trasformata in outsourcing della proprietà intellettuale.

Il bello è che la QIS non ha ancora trovato il suo killer app definitivo. Tutto è ancora in fase sperimentale. Ma è proprio in questa fase che si decidono i vincitori. I protocolli si scrivono ora. Le architetture si stabiliscono ora. Chi detta lo standard oggi, detta il mercato domani.

E allora la domanda vera non è che cos’è la Quantum Information Science, ma piuttosto: chi controllerà la realtà quando questa sarà quantisticamente manipolabile?

La risposta potrebbe non piacerti. Ma è meglio guardarla in faccia adesso, prima che la sovrapposizione collassi nella peggiore delle possibilità.