Nel panorama sempre più complesso della tecnologia militare, la Cina sta dando una chiara direzione alle sue forze armate, con un focus particolare sulle capacità avanzate come la guerra navale basata sull’intelligenza artificiale (AI) e le operazioni spaziali. Queste aree emergenti sono al centro di una serie di articoli pubblicati dal Study Times, il giornale che fa capo alla Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese, dove i ricercatori dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) delineano le priorità strategiche del paese per i prossimi decenni. In particolare, la tecnologia AI è vista come il “fattore decisivo” per cambiare le regole della guerra futura, diventando la chiave per dominare i campi di battaglia di domani.
La mossa di Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, di enfatizzare l’importanza di “innovazioni audaci” e di una “nuova potenza di combattimento di qualità” risponde alla sua visione di una Cina sempre più potente e tecnologicamente avanzata sul piano militare. Durante una riunione del mese scorso, Xi ha sottolineato la necessità per la PLA di esplorare e sviluppare nuovi tipi di forze di combattimento, liberando il potenziale delle tecnologie emergenti per fronteggiare la “lotta militare” che la Cina prevede di dover affrontare.
L’intelligenza artificiale, in particolare, è stata identificata come una delle principali aree di innovazione, in grado di trasformare radicalmente la strategia e la logistica delle forze armate. I ricercatori del PLA hanno suggerito che i sistemi militari alimentati da AI rappresentano una “tendenza chiara”, che cambierà il modo in cui le guerre saranno combattute. L’AI può infatti analizzare enormi volumi di dati, accelerando il processo decisionale, che potrebbe non solo ottimizzare la gestione delle risorse e la tattica, ma anche prendere decisioni indipendenti su operazioni complesse. In un mondo dove la rapidità e l’accuratezza delle informazioni sono vitali, l’adozione di questi sistemi è destinata a ridisegnare completamente le dinamiche del comando militare.
In particolare, i veicoli aerei senza pilota (UAV) e le imbarcazioni senza equipaggio sono già diventati elementi cruciali nel piano strategico del PLA. Questi dispositivi, alimentati dall’intelligenza artificiale, potrebbero svolgere operazioni in solitaria o in sinergia con altre forze, riducendo il rischio per il personale umano e aumentando l’efficienza operativa. Con un focus sul “combattimento intelligente senza pilota”, l’esercito cinese sta accelerando lo sviluppo di questi strumenti per garantire una superiorità decisiva in mare, ma anche nel dominio spaziale.
Il settore spaziale è un altro fronte su cui la Cina sta concentrando risorse significative. Le ambizioni di Xi di dominare lo spazio sono note, e la necessità di prepararsi a una “lotta militare in mare” si estende anche alla difesa spaziale e alle operazioni nel cosmo. Il PLA sta puntando a sviluppare capacità che possano garantire il controllo dello spazio aereo e satellitare, in modo da ostacolare potenziali rivali nella corsa per il dominio spaziale.
Un altro punto sollevato dai ricercatori è come la tecnologia AI, insieme a nuovi concetti di guerra, cambierà le modalità di schieramento delle forze navali, spingendo a modifiche nei concetti di battaglia e accelerando l’evoluzione delle tattiche di combattimento. In un futuro in cui la guerra navale non si svolgerà più solo tra navi, ma tra flotte intelligenti automatizzate, l’uso dell’AI diventerà un requisito fondamentale per mantenere una supremazia marittima.
La Cina sembra avere una visione molto chiara di come la tecnologia plasmerà il campo di battaglia del futuro. Con l’AI che spinge sempre più le forze armate verso una forma di guerra altamente automatizzata, non è difficile immaginare un mondo in cui le decisioni tattiche siano prese da algoritmi anziché da generali. La velocità di esecuzione e la precisione diventano aspetti sempre più cruciali, e la capacità di adattarsi a nuove informazioni e scenari sarà ciò che definirà la forza militare delle nazioni del futuro.
Il nuovo corso della Cina non è solo una questione di tecnologia, ma di preparazione a un futuro in cui la competizione per il predominio tecnologico e militare determinerà l’equilibrio globale. In questo scenario, l’innovazione e l’adozione tempestiva di tecnologie come l’intelligenza artificiale sono diventate essenziali per chiunque desideri essere protagonista nel conflitto globale dei prossimi decenni.
La Cina non sta solo giocando una partita a scacchi con l’Occidente. Sta costruendo una scacchiera nuova, con regole proprie, pezzi potenziati e – dettaglio non trascurabile – un timer puntato al 2049, anno simbolico in cui la Repubblica Popolare celebrerà il suo centenario. Ma le celebrazioni, a quanto pare, non saranno solo a base di parate e bandiere rosse: secondo il Russian International Affairs Council (RIAC), si tratterà piuttosto di un’esibizione muscolare in piena regola, con una marina militare all’altezza – se non oltre – della US Navy.
Lo studio pubblicato il 14 gennaio dal think tank russo, con il titolo poco fantasioso ma chirurgico “China 2049: A Futurological Analysis”, fa il punto su una Cina che non si limita a crescere, ma a pianificare una supremazia tecnica e strategica. Una Cina che non rincorre, ma si prepara a sorpassare. E tutto questo mentre Mosca – quella che un tempo era la sorella maggiore ideologica – guarda e prende appunti, forse con un misto di ammirazione e timore.
Il cuore del documento è chiaro come un algoritmo di targeting: Pechino non intende competere dove l’Occidente è forte, ma dominare dove il futuro è ancora in costruzione. Parliamo di tecnologie dirompenti, come l’intelligenza artificiale applicata al comando e controllo militare, i sistemi ipersonici capaci di bucare ogni difesa convenzionale, e una flotta navale che potrebbe trasformare il Pacifico in un lago cinese. Gli scenari descritti includono portaerei di nuova generazione, missili da crociera imbarcati su unità stealth e navi da assalto anfibio progettate per proiezioni di forza senza chiedere permesso a nessuno.
Il sottotesto strategico è tanto implicito quanto brutale: mentre l’Occidente si impantana tra ritardi tecnologici, guerre d’opinione e burocrazie paralizzanti, la Cina agisce con la determinazione di chi ha un piano a lungo termine, una visione imperiale mascherata da “ordine multipolare”. In questo senso, la “world-class military” a cui ambisce Pechino entro il 2049 non è uno slogan: è un obiettivo misurabile, ingegnerizzato, già parzialmente realizzato.
La parte cinicamente interessante è però un’altra. È la posizione russa. Il RIAC – non proprio un gruppo di boy scout filo-occidentali – ammette che la Cina ha da insegnare qualcosa anche a Mosca. E se lo dice un think tank sotto il cappello del Cremlino, significa che a Lubyanka stanno facendo due conti. La guerra in Ucraina ha mostrato i limiti della proiezione militare russa e la fragilità del suo sistema industriale-militare. La Cina, invece, ha imparato dalle guerre altrui, evitando conflitti diretti e investendo pesantemente in R&D, anche grazie a un ecosistema che integra università, imprese statali e Big Tech in un’unica catena del valore bellico.
Non è solo una questione di hardware. È una questione di tempo, pazienza e capitale umano. La PLA non è più una forza da parata, ma un laboratorio operativo di guerra cognitiva, ibrida, e (presto) quantistica. E mentre il Pentagono si preoccupa delle forniture di chip, e l’Europa si balocca con etiche di guerra che la Cina considera “optional”, Pechino codifica il futuro con logiche darwiniane. Chi domina l’AI militare non solo vince la guerra: decide quando farla, e se vale la pena farla.
Il messaggio per la Russia è brutale, ma utile: imparare dalla Cina significa accettare che la gloriosa nostalgia sovietica non basta più. Il Cremlino ha due scelte: restare una potenza nucleare a bassa innovazione, oppure imitare la strategia cinese di sincretismo tra economia, diplomazia e dominio tecnologico. Il problema è che il tempo corre, e nel 2049 sarà già troppo tardi per rincorrere chi ha già messo in orbita i propri sistemi di supremazia.
Per chi volesse leggere il report completo del RIAC, eccolo qui: China 2049: A Futurological Analysis