Era solo questione di tempo prima che l’intelligenza artificiale smettesse di soffrire d’amnesia digitale. Oggi, OpenAI ha annunciato il rollout di un aggiornamento che porta ChatGPT dal ruolo di pappagallo iper-efficiente a quello di compagno digitale capace di ricordare tutta la tua storia con lui. Sì, tutta. Passato remoto, congiuntivo incluso.

Questa nuova “memoria aumentata” è in fase di rilascio per gli utenti paganti del piano Pro, trasformando radicalmente il paradigma dell’interazione uomo-macchina. Fino a ieri, ChatGPT poteva ricordare quello che gli dicevi solo se glielo salvavi manualmente. Oggi, invece, può recuperare il contesto da qualunque conversazione precedente e usarlo per rispondere come se avesse seguito la tua vita digitale in tempo reale. Tipo un assistente personale, ma senza lo stipendio, senza pause caffè, e senza sindacato.

Sam Altman, CEO di OpenAI e maestro dell’hype minimalista, ha annunciato la novità con il suo solito stile da guru in felpa: “We have greatly improved memory in ChatGPT—it can now reference all your past conversations!”. Il sottotesto è chiaro: se pensavi che l’AI fosse già intelligente, ora è anche personale. E no, non è detto che sia un bene.

Perché la verità è che questa funzione cambia tutto. ChatGPT non si limita più a rispondere alla domanda che gli poni. Capisce chi sei, che tono usi, quali sono i tuoi tic linguistici, le ossessioni professionali, e magari anche che tipo di ironia preferisci. Ti scrive come se ti conoscesse da anni. Letteralmente. E il tutto in modo trasparente: puoi chiedergli direttamente cosa sa di te, oppure attivare una “chat temporanea” che non verrà memorizzata.

Sì, puoi anche disattivare la memoria. Sì, puoi gestire tutto dal pannello. Ma ti sei già abituato alla comodità, e lo sai. Il rischio? Che l’AI sappia più di te di quanto tu voglia ammettere. Un giorno ti suggerirà cosa scrivere in un’email meglio di quanto faresti tu, e forse già lo fa.

OpenAI gioca bene la carta del controllo utente. Tutto quello che viene memorizzato è gestibile. Ma nel frattempo, l’azienda accumula la tua personalità digitale su scala. È come se ogni chat, ogni commento, ogni battuta sarcastica che hai fatto, fosse stato messo da parte per costruire una versione virtuale di te. E a quanto pare, la stanno perfezionando per esportarla ovunque, magari su un robot umanoide che si accende già sapendo che odi le emoji.

Nel frattempo, Altman si diverte a seminare teaser su X come se fosse un personaggio di Nolan. Tra “quasars are very bright things” e “o4-mini in arrivo”, è chiaro che il piano è più ampio. Il progetto Quasar, che punta a contesti da un milione di token, è già in incubazione. Se ti sembra una cifra enorme, è perché lo è. Ma serve proprio a quello: tenere tutto in testa, sempre, senza che tu debba ripeterti. Mai più “come ti avevo detto settimana scorsa…”

La guerra è ormai per il controllo del contesto. Chi controlla la memoria, controlla la personalizzazione. E chi controlla la personalizzazione, vince la fedeltà dell’utente. Non è un caso che Altman parli di “AI systems that get to know you over your life”—il futuro non è un assistente che risponde bene, ma uno che ti conosce, ti anticipa, e ti manipola dolcemente con la tua stessa voce.

Per gli utenti del piano Plus, la novità arriverà più avanti. In Europa, come al solito, si resta al palo per via del GDPR e dell’allergia continentale alla raccolta dati non esplicitamente autorizzata, con buona pace dei norvegesi e dei lussemburghesi. Ma chi lavora in aziende con Team o Enterprise potrà testare l’upgrade entro qualche settimana.

Nel frattempo, il resto del mondo si prepara al salto qualitativo: da AI utile a AI indispensabile. La linea tra memoria e profilazione diventa sempre più sottile, ma la domanda vera è: vogliamo davvero un’AI che ci conosce così bene? Oppure ci stiamo solo avvicinando a un futuro in cui saremo più prevedibili per le macchine di quanto lo siamo per noi stessi?

Siamo entrati nell’era della personalizzazione persistente. E no, non serve più ricordare a ChatGPT chi sei. Lo sa già.