A Las Vegas, sotto i riflettori abbaglianti di un centro congressi troppo freddo per caso, Thomas Kurian, CEO di Google Cloud, ha tenuto il suo sermone da novanta minuti sul futuro dell’IA, il tutto mentre fuori dalla bolla siliconata soffiava un vento economico da tempesta perfetta. Wall Street rimbalzava sull’ultima trovata di Trump in politica tariffaria, e nel frattempo Sundar Pichai, con la calma di un monaco benedettino e la fermezza di un CFO in piena negazione, ci ricordava che Google continuerà a investire 75 miliardi di dollari in spese capitali, recessione o no. E nel backstage, probabilmente, qualcuno aggiornava freneticamente le previsioni finanziarie su un foglio Google Sheets.
Il messaggio di Kurian, in teoria, era rassicurante. Ma mentre mostrava video patinati e parlava di LLM, smart agent e modelli fondazionali customizzabili, il mondo reale si scontrava con dazi aumentati al 125% per la Cina e Apple volava del 15% nonostante l’evidente impatto negativo sull’intera supply chain asiatica. Ironia o miopia collettiva?
È difficile non vedere la frattura tra quello che le big tech vogliono farci credere e ciò che il contesto macroeconomico suggerisce. I piani ambiziosi di Google per l’IA sono sicuramente spettacolari, ma come si traducono in un contesto dove l’incertezza tariffaria costringe aziende di ogni settore a mettere in pausa ogni forma di investimento strutturale, IA inclusa?
Kurian, che si è distinto per la sua compostezza in stile “nothing to see here”, ha presentato una Google Cloud sempre più “AI-centric”, sempre più integrata, sempre più pronta a servire ogni tipo di workload enterprise. Ma c’è un elefante nella stanza, anzi due: la volatilità geopolitica e la fragilità delle filiere globali. E questi non li risolvi con un nuovo framework di orchestrazione dati o con una partnership per rendere Gemini disponibile via API.
Se la logica di Kurian era: noi continuiamo a investire perché sappiamo dove va il mondo, la realtà è che i clienti potrebbero non seguirli. Perché mentre Google parla di “trasformazione intelligente”, la gente là fuori sta rinegoziando leasing, tagliando budget marketing e cancellando ordini di server prima ancora che il nuovo modello di AI venga integrato. E come ha mostrato il comportamento schizofrenico di Amazon, che ha annullato acquisti wholesale in Asia, anche i più grandi si preparano al peggio.
La sospensione temporanea dei dazi, comunicata in modo improvviso e teatrale da Trump – che tanto per cambiare punisce chi reagisce (Cina) e premia chi subisce – ha messo su di giri i mercati. Ma è una pausa, non una tregua. Ed è una pausa che costringe le aziende a rimanere in modalità “crisi permanente”. Per Google Cloud e per chi sviluppa strategie AI basate su visibilità a medio-lungo termine, questo è un problema colossale. Perché innovare richiede fiducia, e la fiducia si costruisce con la stabilità. Non con i colpi di teatro.
Il paradosso più gustoso della giornata resta però quello di Apple: premiata dai mercati proprio nel giorno in cui le sue fabbriche subiscono il colpo più duro. I consumatori, come sempre, reagiscono in modo più razionale del mercato, assaltando gli store per comprare ora, prima che l’iPhone diventi un bene di lusso da boutique europea. Ma questo boom è solo l’illusione di un Q1 brillante che verrà seguito da un Q2, Q3 e Q4 con vendite in caduta libera e margini erosi.
I dati sulle spedizioni PC, con una crescita del 9,4% riportata da Canalys, sono un altro esempio di questa corsa contro il tempo. Non è crescita organica, è un’impennata tattica per evitare i dazi. E quando il magazzino sarà pieno e la domanda prosciugata, i numeri si sgonfieranno come una bolla di sapone dopo un keynote.
La verità è che anche la nuvola ha bisogno di un clima stabile. E finché le decisioni geopolitiche continueranno a essere un reality show, nessun investimento in AI, per quanto “transformational”, potrà bastare a placare l’ansia dei board. Il cloud continuerà a vendere promesse, ma i CFO – quelli veri – cominceranno a chiedere ROI più rapidi, meno hype e più protezione da un mondo che sembra fatto apposta per cambiare idea ogni 90 giorni.
Google Cloud scommette sull’IA mentre i mercati crollano e Trump agita i dazi
Benvenuti nell’era del business guidato dalla dissonanza cognitiva.