Canva ha appena lanciato la bomba nucleare contro l’oligarchia del software aziendale. Mentre Microsoft si aggrappa disperatamente a Teams e Copilot, e Google continua a impilare fogli, slide e documenti in un’interfaccia che sa di decennio scorso, Canva si presenta con un piano tanto semplice quanto ambizioso: fagocitare tutto. Design, produttività, AI generativa, gestione dei team, fogli di calcolo, codice, foto, siti, presentazioni. In una sola parola? Total domination.

La nuova versione di Visual Suite non è solo un update, è una dichiarazione di guerra. L’obiettivo? Trasformare Canva da quello strumento da marketer fighetti e freelance creativi a vera alternativa alle suite collaudate di Microsoft 365, Google Workspace e pure una bella fetta di Adobe Creative Cloud.

Dietro a questo restyling c’è un’idea dannatamente chiara: eliminare il caos dei tool separati. Invece di saltare da una piattaforma all’altra come un criceto iperattivo su cocaina, Canva offre un’interfaccia unica e coesa, dove ogni fase di una campagna — dal briefing alla delivery — può avvenire in uno spazio collaborativo continuo. Chi ha lavorato almeno una volta su una presentazione approvata via mail, revisionata su Word, impaginata su InDesign e pubblicata su un sito WordPress, capisce l’orgasmo produttivo che promette questa integrazione.

La chicca? Tutto è live, modificabile in parallelo grazie ai tab collaborativi. Un dream team digitale dove designer, marketer e PM possono finalmente lavorare nello stesso spazio, senza dover risolvere versioni di file con nomi tipo “definitivo_REVIEW_3_BUONO_v2_FINALISSIMO.pptx”.

Ma Canva non si ferma lì. Reinventa anche i fogli di calcolo, che in mano a un designer diventano Canva Sheets: una creatura ibrida tra Excel e Figma. Testi, immagini, infografiche animate, e una feature chiamata “Magic Insights” che, grazie all’AI, fa quello che nessuno vuole fare davvero: analizzare i dati. Collegamenti diretti a fonti come HubSpot, Google Analytics e Statista completano la trasformazione del noioso spreadsheet in strumento sexy. Cosa manca? Niente, nemmeno i grafici animati. Chi ha detto “Magic Charts”?

E se pensavi che non ci fosse spazio per gli sviluppatori in questo parco giochi visuale, Canva ti ride in faccia e lancia Canva Code. Un assistente AI simile a GitHub Copilot, ma inserito direttamente nel flusso creativo. Basta un prompt testuale e ti tira fuori un widget, un sito o un’app. Zero codice richiesto, zero tool esterni, e tutto direttamente drag-n-drop nei tuoi design. Un colpo basso — e ben assestato — al monopolio degli IDE e dei low-code builder.

Ciliegina sulla torta? Un chatbot AI che aggrega tutto questo arsenale di tool in un’unica finestra conversazionale. Canva lo definisce “partner creativo conversazionale”, ma in realtà è un Alexa che ha fatto Harvard Design, mangia Copilot a colazione e gioca con Photoshop nel tempo libero. Comandi vocali o scritti: modifichi foto, ridimensioni progetti, generi testi e immagini. Il tutto in tempo reale, e sempre all’interno dello stesso ecosistema.

E a proposito di immagini: Canva ha appena alzato il livello anche lì. Il suo Photo Editor ora permette di eliminare oggetti di sfondo e sostituirli con altri generati dall’AI, tenendo conto di luci e prospettive. In altre parole: l’effetto Photoshop, ma in tre click.

Insomma, Canva non vuole più solo essere l’alternativa visuale al solito software da ufficio. Vuole diventare l’unico ufficio di cui hai bisogno. Che tu sia designer, marketer, analyst o dev, il messaggio è chiaro: “smonta tutto quello che usi e portalo qui”.

230 milioni di utenti ci stanno già. E gli altri?
Hanno due opzioni: adattarsi.
O rimanere nel medioevo digitale a pagare licenze per quattro tool che non si parlano.