Nel teatro sempre più affollato dell’internet satellitare, Amazon accende i motori e si prepara a lanciare il suo guanto di sfida contro SpaceX. Mercoledì sera, dal pad di Cape Canaveral, 27 satelliti della costellazione Kuiper prenderanno il volo a bordo di un razzo Atlas V della United Launch Alliance, la joint venture tra Boeing e Lockheed Martin. Non si tratta più di test o prove tecniche di trasmissione: questa è la prima vera infornata operativa, quella che segna il passaggio dal laboratorio all’arena commerciale.
Il battesimo del fuoco segue il volo di due prototipi messi in orbita lo scorso anno, piccoli precursori lanciati per testare le fondamenta della rete Kuiper. Adesso si fa sul serio. I satelliti sono destinati a diventare le prime pedine concrete nella gigantesca scacchiera cosmica dove Amazon ambisce a posizionare oltre 3.200 unità. Obiettivo? Copertura internet globale, low-latency e a banda larga, in una guerra fredda dello spazio che si combatte a colpi di gigabit, orbite basse e frequenze radio.
Jeff Bezos, fondatore e grande manovratore del colosso di Seattle, gioca su più tavoli contemporaneamente. I prossimi lanci coinvolgeranno anche Blue Origin (la sua creatura spaziale personale), la francese Arianespace e, in un twist degno della Silicon Valley, perfino SpaceX, il competitor diretto con la sua Starlink già operativa e ben piantata sul mercato. La scelta di affidarsi anche al “nemico” per mettere in orbita i propri satelliti suona quasi come una provocazione finanziaria: business is business, dopotutto.
Amazon, da parte sua, non nasconde le ambizioni. Entro la fine del 2025 vuole accendere il primo nodo commerciale della rete Kuiper, con l’intento di vendere connettività non solo ai privati cittadini che abitano in zone remote del pianeta, ma soprattutto a governi e imprese. Tradotto: una fetta grossa del mercato istituzionale e infrastrutturale, là dove la marginalità può giustificare l’enorme investimento necessario per costruire e mantenere una costellazione orbitale.
Il lancio di mercoledì non è solo un’operazione ingegneristica: è un messaggio politico, tecnologico e finanziario. Amazon dimostra che l’era delle big tech che si limitano a vendere libri o cloud è finita. Adesso vogliono anche possedere lo spazio attorno alla Terra. Ogni satellite Kuiper che si accende è un pixel in più in questo mosaico distopico dove le frontiere non sono più geografiche, ma orbitali.
E c’è un dettaglio che pochi sottolineano ma che conta: la FCC ha imposto ad Amazon di mettere in orbita almeno metà della sua costellazione – circa 1.600 satelliti – entro il 2026. Un conto alla rovescia che trasforma il progetto Kuiper in una corsa contro il tempo e contro Musk, che nel frattempo ha già superato i 5.000 satelliti operativi con Starlink. In questo scenario, ogni razzo è una scommessa, ogni lancio un colpo di poker a cento milioni di dollari.
Il cielo notturno, un tempo romantico e incontaminato, oggi riflette la luce dei server e delle dashboard dei CFO. Benvenuti nella nuova corsa all’oro, dove la frontiera è il vuoto, i minatori sono razzi e la ricchezza scorre sotto forma di dati.
Per chi volesse seguire il lancio e verificare se Amazon riesce davvero a spingere oltre la nuvola anche i suoi sogni più ambiziosi, qui il link al comunicato ufficiale Kuiper.