Se pensavi che la commedia tra Silicon Valley e Washington avesse già raggiunto il suo apice, preparati a un nuovo atto. Questa volta il palco è l’Internal Revenue Service, l’orchestra è un improvvisato dream team di tech bros sotto il cappello pomposamente distopico del Department of Government Efficiency – acronimo volutamente canino: DOGE – e il regista, ça va sans dire, è Elon Musk, o meglio il suo ennesimo braccio operativo non ufficiale.

Secondo quanto riportato da Wired, DOGE starebbe organizzando un hackathon a Washington la prossima settimana, con l’obiettivo di costruire una “mega API” capace di accedere ai dati del fisco americano e migrarli in cloud. Quale cloud? Mistero. Si parla, inquietantemente, anche di provider terzi come Palantir, nome che evoca scenari più da “Minority Report” che da modernizzazione digitale. In teoria, questo mega-API dovrebbe diventare il “read center” per i sistemi dell’IRS: in pratica, un accesso centralizzato e trasversale ai dati fiscali dell’intera popolazione statunitense.

Il tempismo è da startup dopata a suon di venture capital: DOGE vuole completare il progetto in 30 giorni. Trenta. Un dipendente dell’IRS, con il tono rassegnato di chi ha visto cose, ha dichiarato a Wired che questo obiettivo “non è tecnicamente possibile” e che portarlo avanti “distruggerebbe” l’agenzia. Tradotto in burocratese: un disastro annunciato, ma con il logo figo.

A guidare l’operazione ci sono Gavin Kliger, 25 anni, fresco di entusiasmo ma senza esperienza né fiscale né federale, e Sam Corcos, CEO nel settore health-tech, noto più per le sue slide che per i suoi deployment. Il duo avrebbe spinto l’IRS ad allentare le restrizioni sui dati, secondo quanto rivelato anche dal Washington Post. Spoiler: l’IRS ha detto di no. Un secco, istituzionale, bipartisan no. Il senatore Ron Wyden ha persino elogiato in una lettera l’agenzia per aver resistito a quella che definisce, senza mezzi termini, un tentativo di penetrazione forzata dei sistemi statali sotto pretesti di “efficienza”.

Il contesto, però, è tutt’altro che neutro. L’ombra lunga dell’amministrazione Trump incombe ancora sulla scena: sempre secondo il Post, l’obiettivo ultimo potrebbe essere quello di utilizzare i dati IRS per alimentare politiche migratorie aggressive e campagne di “efficienza governativa” che sanno più di controllo centralizzato che di trasparenza digitale.

Non è la prima incursione di DOGE nelle agenzie federali: dopo aver fatto tappa a FTC e FCC, ora ha messo le mani anche sui dati della US Citizenship and Immigration Services. Un pattern abbastanza chiaro: concentrare accesso e analisi dei dati strategici sotto un’unica visione tecnocratica, travestita da innovazione. Con la benedizione – o almeno la tolleranza – di chi sogna uno Stato più snello, ma finisce per costruire un Leviatano in salsa JavaScript.

La vera domanda non è “si può fare?”, ma “a chi serve davvero?”. Perché costruire una API fiscale cloud in 30 giorni, con esperti junior, affidandosi a partner famelici come Palantir, suona più come una corsa al bottino che come una riforma strutturale. E se questa è la nuova efficienza governativa made in Musk, forse c’è bisogno di meno hackathon e più accountability.

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