Il solito annuncio in pompa magna di Meta è arrivato. Zuckerberg, con la sua solita espressione da androide entusiasta, ha svelato Llama 4: la nuova famiglia di modelli AI che, a detta sua, “batte tutto e tutti”. Si tratta di tre modelli — due disponibili da subito, Scout e Maverick, e un terzo in arrivo, il Behemoth che promettono di ribaltare il tavolo nel panorama dei grandi modelli linguistici. E mentre Meta spinge il marketing sull’open-source, sotto sotto detta regole da monopolista.
Scout, il più piccolo della famiglia, viene venduto come un piccolo prodigio: “entra tutto in una sola Nvidia H100”. Per chi mastica un po’ di infrastruttura, questo significa che puoi farlo girare su una GPU che costa come un’utilitaria. Ma non è solo un esercizio di miniaturizzazione: con i suoi 10 milioni di token di contesto, Scout dice di bastonare Gemma 3, Gemini 2.0 Flash-Lite e persino Mistral 3.1 su benchmark “ampiamente riconosciuti” traduzione: quelli che Meta ha scelto per far bella figura.
Maverick invece gioca nella fascia “mid-premium”, il terreno di gioco di GPT-4o e Gemini 2.0 Flash. Le promesse sono le solite: prestazioni superiori, meno parametri attivi, più efficienza. Meta sostiene che il suo nuovo approccio MoE, o “mixture of experts”, usi solo i neuroni necessari per ogni task, riducendo i costi computazionali senza compromettere l’efficacia. Un modo elegante per dire che il modello spegne le luci dove non servono.
Poi c’è il Behemoth. Non è ancora disponibile, ma Zuckerberg assicura che sarà “il miglior modello base al mondo”. Forte di 288 miliardi di parametri attivi (su un totale di 2 trilioni), questo gigante dovrebbe superare GPT-4.5 e Claude Sonnet 3.7 nei benchmark STEM. Promesse da marinaio o rivoluzione vera? Lo sapremo, forse, al prossimo LlamaCon del 29 aprile. In quella sede, Meta sfodererà i suoi piani futuri e probabilmente una nuova collezione di buzzword.
Naturalmente, come da tradizione, Llama 4 è “open-source” solo fino a un certo punto. Sì, puoi scaricarlo da Meta o Hugging Face, ma se sei un’azienda con oltre 700 milioni di utenti attivi mensili — ciao Google, ciao Microsoft ti tocca chiedere il permesso a Zuck. Una licenza che la Open Source Initiative ha già bollato come “non open-source”. Insomma: open sì, ma solo se non fai troppa ombra a Meta.
La vera domanda è se tutto questo armamentario serva davvero a cambiare qualcosa nel gioco. Per ora, Meta ci offre modelli potenti, sì, ma avvolti nella solita ambiguità tra trasparenza e controllo, innovazione e lock-in. E mentre i benchmark sventolano come trofei, l’AI continua a essere una partita in cui le regole le scrive chi ha il cloud più grosso.
Se vuoi dare un’occhiata alla notizia originale e alle dichiarazioni ufficiali, trovi tutto qui: https://ai.meta.com/blog/llama-4-multimodal-intelligence/
Hugging Face: https://huggingface.co/meta-llama
Pesi: https://www.llama.com/llama-downloads/
Licenza: https://ai.meta.com/llama/license/