In un’epoca dove l’egemonia del cloud sembra destinata a rimanere saldamente in mano ad Amazon, Google e Microsoft, qualcuno ha dimenticato di dire a Oracle che non è il benvenuto nel club. E Oracle, da buona veterana del tech con ambizioni ancora da startup, ha deciso di ignorare l’invito, rifondare sé stessa e insinuarsi là dove gli altri si sentivano troppo comodi.

Negli ultimi anni, Oracle si è trasformata da colosso legacy del database a una delle realtà cloud più aggressive fuori dal trio delle meraviglie. Ma il vero colpo di scena è che questa metamorfosi non è stata solo marketing, slide PowerPoint e fumo per gli investitori. Secondo Deutsche Bank, Oracle sta costruendo un’infrastruttura cloud con caratteristiche uniche, in particolare nell’ambito dell’intelligenza artificiale, dove l’efficienza non è solo una voce nel bilancio ma una leva competitiva reale.

L’analista Brad Zelnick, con il suo tono da analista che ha capito qualcosa prima degli altri, ha evidenziato come Oracle stia guadagnando terreno proprio grazie a una serie di scelte architetturali e operative che danno alla parola “cloud” una declinazione finalmente diversa da quella omologata dei big. In particolare, Zelnick ha sottolineato la capacità della Oracle Cloud Infrastructure (OCI) di garantire isolamento completo del traffico, un aspetto che nei mondi multi-tenant e AI-dipendenti fa tutta la differenza tra un cloud che regge il carico e uno che collassa sotto le GPU.

Il punto è che l’infrastruttura Oracle non si limita a replicare le feature degli altri. Sta puntando a qualcosa di più radicale: un modello di cloud dove latenza minima, storage veloce e capacità di orchestrare AI workloads sia inferenza che training si fondono in una macchina ben oliata.

A detta di Zelnick, l’approccio di Oracle riecheggia i principi del lean manufacturing: modularità, configurazioni just-in-time, capacità di schierare fino a 10.000 GPU in dieci giorni. Se non fosse un’infrastruttura IT, sembrerebbe una fabbrica Toyota degli anni ‘80.

E in un mondo dove la corsa ai LLM e all’intelligenza artificiale genera una domanda che sembra insaziabile, questa non è una nota a piè pagina. È un biglietto da visita serio. Anche perché i costi per FLOP o per token possono pure scendere, ma finché le aziende vogliono AI servita al volo, chi riesce a scalare in fretta e con architetture intelligenti ha un vantaggio non replicabile solo a colpi di investimenti.

La parte più cinica? L’industria ha smesso di guardare a Oracle come un player di vecchia scuola, non perché Oracle sia cambiata radicalmente, ma perché il mercato, nel suo disorientamento cloudificato, ha improvvisamente riscoperto il valore delle fondamenta.

E Oracle, che sulle fondamenta ci ha costruito la carriera, adesso si prende la rivincita.