Le Tech stocks hanno evitato per un soffio un altro massacro lunedì, con il Nasdaq che ha chiuso in ribasso dello 0,1%, ma solo dopo una giornata che sembrava molto più cupa, con perdite che a un certo punto hanno superato il 2%. Questo teatrino si ripete con una certa regolarità: l’indice ha perso quasi il 13% dall’insediamento di Donald Trump, e gli indicatori suggeriscono che il paese stia per tuffarsi in una recessione. Il sentiment dei consumatori è in calo, l’S&P 500 ha perso oltre il 7% dallo stesso periodo ed ha appena chiuso il peggior mese da marzo 2022.

I consumatori non hanno ancora chiuso il portafogli, ma stanno già allentando la presa. La spesa è aumentata leggermente il mese scorso, ma bastano un paio di lunedì di sangue per convincerli a cambiare idea. E quando i consumatori stringono la cinghia, le aziende li seguono a ruota. La vera domanda ora è se la bolla dell’AI riuscirà a superare questa fase indenne.

Le aziende AI sono in piena espansione, con valutazioni che sfiorano l’assurdo. Prendiamo Anysphere, la startup dietro Cursor, il software di code-editing che sta facendo impazzire Silicon Valley. Cresce a ritmi vertiginosi, come molte altre. Ma per quanto tempo ancora? Le aziende si stanno tuffando a capofitto nell’AI per paura di restare indietro, ma quando le cose si fanno difficili, solo chi ha fondamenta solide resiste. Ecco perché metriche come il “net revenue retention rate” stanno diventando essenziali per capire chi ha un business reale e chi sta solo surfando sulla moda del momento.

Non tutti sono convinti della solidità dell’AI economy. Il caso CoreWeave lo dimostra: il titolo ha perso oltre il 7% oggi, mentre gli investitori si chiedono se stiano investendo in una bolla dentro una bolla più grande. Costruire data center per l’AI ha senso finché c’è domanda, ma se questa sparisce, l’infrastruttura rischia di diventare un costosissimo deserto di server inutilizzati.

E se le bolle scoppiano? Il mercato tornerà a soffrire, le aziende taglieranno le spese e cominceranno dai soliti bersagli: niente più snack gratis in ufficio, riduzione dei middle manager e, soprattutto, eliminazione del software AI che nessuno sa davvero usare.

Ma se invece l’AI resiste alla recessione, allora potremmo avere la prova definitiva che il settore è qui per restare. Per ora, gli investitori stanno ancora cercando di capire se hanno tra le mani il prossimo colosso tecnologico o l’ennesima bolla pronta a esplodere.