L’ennesima puntata della saga OpenAI si arricchisce di un colpo di scena che farebbe impallidire persino Wall Street: SoftBank guida un mega round d’investimento da 40 miliardi di dollari, catapultando la startup a una valutazione stratosferica di 300 miliardi. Un record assoluto per una tech company privata, almeno secondo CNBC.

Sono soldi falsi», ha affermato Andrew Verstein, professore di legge presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università della California, Los Angeles. «È come usare i soldi del Monopoli per acquistare carte Pokémon

Annuncio: https://openai.com/index/march-funding-updates/

Per ora, OpenAI si mette in tasca 10 miliardi in contanti – 7,5 miliardi direttamente da SoftBank e 2,5 da un non meglio precisato “sindacato di investitori”, secondo Bloomberg. Ma c’è un piccolo dettaglio: il resto dei soldi, 30 miliardi, arriverà solo se OpenAI completerà la sua mutazione da entità “non profit” a un’azienda for-profit entro fine anno. Altrimenti? Un quarto del finanziamento potrebbe volatilizzarsi come un prompt mal formulato.

La corsa all’AGI costa, e Altman lo sa

La raccolta arriva pochi mesi dopo l’annuncio di Stargate, il progetto mastodontico da 500 miliardi di dollari che dovrebbe dare vita a una rete di datacenter IA grande come un’infrastruttura nazionale. In questo affare da fantascienza, OpenAI ha coinvolto SoftBank, Oracle e il fondo MGX di Abu Dhabi.

Nel frattempo, l’azienda continua la sua corsa senza freni: lunedì, il CEO Sam Altman si è vantato su X (ex Twitter) di aver conquistato un milione di utenti in un’ora grazie alla nuova funzione “Images in ChatGPT”, capace di generare arte ispirata a Studio Ghibli con un click. E come se non bastasse, mercoledì ha annunciato che OpenAI lancerà presto un modello open-weight con capacità di ragionamento avanzate.

Utenti a valanga, ma la cassa langue

Nonostante il boom di utenti – con ChatGPT che, a detta dell’azienda, serve mezzo miliardo di persone ogni settimana – i conti di OpenAI sono ancora in rosso profondo. Bloomberg riporta che il colosso prevede di generare 12,7 miliardi di dollari di ricavi nel 2024, un salto enorme rispetto ai 3,7 miliardi dello scorso anno. Ma non basta: l’azienda non prevede di diventare cash flow positiva prima del 2029, quando spera di raggiungere 125 miliardi di fatturato.

Insomma, OpenAI brucia cassa a ritmi impressionanti mentre insegue il suo sogno dichiarato: costruire un’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) che “benefici tutta l’umanità” – un obiettivo tanto nobile quanto dispendioso. Sam Altman lo sa bene: per arrivarci servono potenza di calcolo, energia, infrastrutture globali e, soprattutto, montagne di denaro.

Per ora, il rubinetto dei finanziatori resta aperto. Ma la domanda resta: quando OpenAI inizierà a stampare soldi invece che consumarli?