Isomorphic Labs, la sussidiaria di Alphabet specializzata nella scoperta di farmaci basata sull’intelligenza artificiale, ha raccolto 600 milioni di dollari nel suo primo round di finanziamento. La notizia, annunciata lunedì, segna un passo significativo nell’accelerazione della ricerca farmaceutica attraverso l’AI, consolidando il dominio di Alphabet nel settore biotecnologico.
A guidare il round di investimento è stata Thrive Capital, un nome ben noto nel panorama tecnologico e uno dei principali investitori in OpenAI. Anche Alphabet e Google Ventures altra controllata di Alphabet hanno partecipato al finanziamento, a dimostrazione dell’impegno della casa madre nel portare l’intelligenza artificiale nel mondo della medicina.
Non è stata rivelata la valutazione della società, ma il fatto che Isomorphic Labs abbia già firmato accordi miliardari con colossi farmaceutici come Eli Lilly e Novartis suggerisce un valore considerevole.
La scommessa su Isomorphic Labs si basa su un’idea tanto ambiziosa quanto rivoluzionaria: usare modelli di intelligenza artificiale per progettare nuovi farmaci in modo più veloce ed efficiente rispetto ai metodi tradizionali.
Questo approccio potrebbe ridurre drasticamente i tempi di sviluppo e i costi della ricerca farmaceutica, un settore notoriamente lento e dispendioso.
L’influenza di Demis Hassabis, la mente dietro Isomorphic Labs e Google DeepMind, è innegabile. Hassabis, che ha condiviso il Premio Nobel per la Chimica lo scorso anno grazie ai progressi ottenuti con AlphaFold il sistema AI capace di prevedere la struttura delle proteine – sta ora applicando le stesse tecniche per rivoluzionare la scoperta di farmaci.
La combinazione di AI avanzata, enormi quantità di dati e capacità di calcolo senza precedenti rende Isomorphic Labs un potenziale game changer per l’intero settore farmaceutico.
Se Isomorphic Labs riuscirà nella sua missione, potremmo assistere a un cambiamento radicale nel modo in cui vengono sviluppati e testati i farmaci. Alphabet, con la sua strategia aggressiva nel campo dell’intelligenza artificiale applicata alla sanità, potrebbe trovarsi in una posizione dominante in un mercato che vale centinaia di miliardi di dollari.
Nel frattempo, le big pharma osservano con attenzione: per loro, l’AI non è più un’opzione, ma una necessità per rimanere competitive.