Apple non si accontenta più di tracciare passi, sonno e battito cardiaco. Il colosso di Cupertino sta lavorando a un restyling della sua app Salute che promette di fare molto di più: integrare un agente basato sull’intelligenza artificiale, progettato per replicare un medico. Un’idea che ha il potenziale di rivoluzionare la sanità digitale, ma anche di sollevare questioni etiche e legali enormi.

Secondo il rapporto che ha fatto emergere la notizia, l’obiettivo è chiaro: raccogliere dati dagli utenti – più di quanti già non ne immagazzini – per offrire raccomandazioni sanitarie personalizzate. Apple starebbe attualmente addestrando questo agente con l’aiuto dei propri dottori interni, il che suggerisce un livello di ambizione molto più alto rispetto ai tradizionali assistenti digitali. Se Siri, finora, ha avuto un ruolo marginale nella gestione della salute degli utenti, questa nuova IA promette di essere un vero e proprio coach sanitario virtuale, capace di suggerire diete, monitorare l’assunzione di cibo e fornire consigli sulla base delle abitudini quotidiane.

Apple non è nuova all’interesse per la salute. Il suo orologio, l’Apple Watch, è già un dispositivo di riferimento per il fitness e il monitoraggio della salute, con funzionalità come l’ECG e il rilevamento delle cadute. Ma qui il passo è più ambizioso: non più solo raccolta dati, ma elaborazione attiva di diagnosi e raccomandazioni. Un terreno scivoloso, perché se da un lato è facile immaginare i vantaggi di avere un “medico virtuale” sempre disponibile, dall’altro si pongono problemi di responsabilità, accuratezza e affidabilità.

Chi si fiderà di un’IA per valutare sintomi complessi? Come verranno gestiti eventuali errori? Apple dovrà convincere utenti e regolatori che il suo agente non è solo un gadget tecnologico, ma uno strumento affidabile. E poi c’è la questione della privacy: raccogliere dati sanitari è una cosa, usarli per suggerire trattamenti è un’altra. I governi potrebbero guardare con sospetto un sistema in cui un’azienda privata accumula informazioni così sensibili.

Ma Apple ha un vantaggio: il suo ecosistema chiuso. A differenza di Google e delle aziende che basano il proprio business sulla pubblicità e sulla vendita di dati, Cupertino ha sempre fatto della privacy un cavallo di battaglia. Se riuscirà a integrare questo nuovo agente nel suo ambiente protetto, potrebbe rendere il concetto di “medico virtuale” molto più accettabile per il grande pubblico.

La vera sfida sarà trovare il giusto equilibrio tra innovazione e sicurezza. Se il nuovo sistema sarà troppo conservativo, rischierà di essere inutile. Se sarà troppo audace, potrebbe generare più problemi di quanti ne risolva. Quel che è certo è che Apple sta cercando di ridefinire il futuro della salute digitale. E come sempre, quando a muoversi è Cupertino, il settore intero è destinato a seguirla.