Un drone di fabbricazione russa è stato avvistato vicino a Ispra, in provincia di Varese, violando una «no fly zone» altamente sorvegliata. Secondo il Corriere della Sera, il velivolo avrebbe sorvolato per circa una settimana la zona del Joint Research Centre della Commissione europea, sul lago Maggiore. Il Centro comune di ricerca europeo ha rilevato il drone grazie a un sistema sperimentale per individuare velivoli sconosciuti. A marzo sono stati registrati almeno cinque passaggi, provocando l’allarme sicurezza.

Benvenuti nell’era in cui ogni vostro movimento, ogni decisione, ogni interazione è potenzialmente registrata, analizzata e archiviata. Se pensavate che il concetto di “privacy” avesse ancora qualche significato, Waldo 3.0 potrebbe essere la prova definitiva che vi sbagliate. Questo modello di AI di rilevamento avanzato è in grado di identificare e tracciare oggetti, veicoli, persone e infrastrutture, dalle immagini satellitari a quelle catturate da un drone a pochi metri dal suolo.

Ma non si tratta solo di tecnologia all’avanguardia per il monitoraggio urbano, la sicurezza pubblica o la gestione delle emergenze. Il vero problema è che ogni innovazione come questa sposta l’ago della bilancia sempre più verso un controllo totale, normalizzando una sorveglianza che una volta sarebbe stata considerata fantascientifica.

Se da un lato Waldo 3.0 ha applicazioni indiscutibilmente utili, dall’altro apre le porte a un utilizzo invasivo e oppressivo. L’idea che l’AI possa tracciare non solo il traffico e le infrastrutture ma anche individui in movimento, masse di persone o perfino specifici comportamenti, suona pericolosamente simile alle distopie di Orwell.

La domanda non è più “possiamo farlo?” ma “dovremmo farlo?”. La sottile linea tra innovazione e violazione della libertà personale si assottiglia sempre più. In un mondo dove ogni dispositivo smart, ogni telecamera stradale e ogni piattaforma digitale contribuisce alla nostra schedatura permanente, il rischio non è solo la perdita della privacy, ma il passaggio definitivo da società libera a sistema di controllo totalitario mascherato da progresso.

Il vero problema non è Waldo 3.0. Il problema è chi lo usa, come lo usa e chi decide quando fermarsi.