L’intelligenza artificiale sta seminando un nuovo futuro nelle campagne cinesi. DeepSeek, una startup di Hangzhou, ha innescato una frenesia nazionale con i suoi modelli open source, spingendo persino gli agricoltori più conservatori ad abbracciare la tecnologia. Grazie a una connettività capillare e alla diffusione della telefonia mobile, milioni di abitanti delle zone rurali stanno scoprendo che un chatbot può essere tanto utile quanto un buon trattore.

Nelle province di Jilin e Guangdong, i contadini non si limitano più a scrutare il cielo per prevedere il tempo: chiedono direttamente ai chatbot consigli su quando seminare, come identificare parassiti o persino come accedere ai sussidi governativi. I grandi colossi tecnologici cinesi, come Tencent e Alibaba, hanno colto l’opportunità con una rapidità impressionante, lanciando modelli AI facili da usare e personalizzati per le esigenze rurali. Tencent ha perfino schierato un team dedicato con la missione “AI Goes Rural”, modificando i suoi algoritmi per riconoscere piante e animali o per interagire vocalmente con chi magari non ha molta familiarità con la scrittura digitale.

Gli slogan per promuovere questi servizi sono ormai parte del paesaggio rurale, dipinti in caratteri cubitali sui cartelli stradali. “Hai bisogno di identificare i parassiti? Chiedi a Tencent Yuanbao!” “Vuoi avviare un’attività? Chiedi a Tencent Yuanbao!” Un marketing martellante che sta facendo impennare il numero di utenti: solo a febbraio, gli utenti attivi giornalieri di Yuanbao sono aumentati di 20 volte.

Ma non è solo questione di agricoltura. Questi chatbot sono diventati consiglieri digitali su tutto, dalla gestione di un allevamento alla burocrazia, fino alla creazione di contenuti per l’e-commerce. Perfino i governi locali si sono accorti del potenziale, adottando sistemi AI per prevenire invasioni di insetti o migliorare la produttività delle colture. Enping, nel Guangdong, sta già sperimentando un’intelligenza artificiale che avvisa gli agricoltori in tempo reale dei rischi per le loro piantagioni.

L’utopia, però, ha il suo lato oscuro. L’onnipresenza dell’AI nelle zone rurali cinesi potrebbe avere conseguenze impreviste. Se da un lato l’IA promette di ridurre il divario tra città e campagne, dall’altro porta con sé il rischio di una nuova dipendenza digitale. Video deepfake, informazioni errate o manipolate e speculazioni finanziarie sono solo alcune delle ombre che si allungano su questa rivoluzione. Il segretario del Partito di Jilin, Lu, ha già lanciato un piano di educazione per insegnare agli abitanti delle campagne a “visualizzare le risposte generate dall’IA in modo razionale e oggettivo”.

Ma la vera domanda è un’altra: questa democratizzazione tecnologica sarà davvero un’arma contro la povertà rurale o finirà per trasformarsi in una nuova forma di controllo e dipendenza? In Cina, come altrove, l’intelligenza artificiale non è mai solo uno strumento: è un potere. E come ogni potere, può emancipare o opprimere, a seconda di chi ne detiene le redini.

Gli slogan stradali che promuovono Yuanbao di Tencent, che ha integrato il modello di ragionamento R1 di DeepSeek a febbraio, sono proliferati nei villaggi rurali cinesi. Foto: Handout