Nel 1823, James Monroe dichiarò il dominio degli Stati Uniti sull’emisfero occidentale, una sorta di avviso ai naviganti europei: niente più colonizzazioni nelle Americhe, a meno che non fossero già presenti. Un pretesto perfetto per giustificare l’espansione a stelle e strisce, dalla California al Texas, fino alle isole del Pacifico. Poi venne Theodore Roosevelt con la sua aggiunta: non solo l’America si sarebbe difesa, ma avrebbe anche interferito ovunque per evitare minacce ai suoi interessi. Era la legittimazione dell’imperialismo con la scusa della sicurezza nazionale.
Oggi, a distanza di due secoli, Donald Trump sembra pronto a rispolverare il concetto, aggiornandolo in un’ambiziosa Monroe Doctrine 2.1. Il nuovo obiettivo non è più soltanto il controllo delle Americhe, ma l’espansione globale in una logica da superpotenza assoluta. Canada come 51° stato, l’acquisto della Groenlandia, il “recupero” del Canale di Panama: non sono idee estemporanee, ma pezzi di un mosaico strategico molto più ampio.

Trump, l’anti-guerra che vuole l’espansione planetaria
Trump è spesso descritto come un presidente isolazionista, contrario alle guerre infinite che hanno dissanguato gli Stati Uniti. Eppure, il suo piano sembra più che mai orientato all’espansione. L’idea di ridimensionare il supporto all’Ucraina e lasciare l’Europa a gestire i propri conflitti non è un segno di debolezza, ma una ridistribuzione strategica delle risorse. L’attenzione di Trump è focalizzata su qualcosa di più grande: il controllo delle risorse globali, dalle terre rare alle rotte artiche, dalla supremazia energetica a quella industriale.
Molti esperti di geopolitica vedono il futuro in termini di declino dell’Occidente e di ascesa di un ordine multipolare guidato da Cina e Russia. Ma Trump e i suoi sostenitori più radicali non sono d’accordo: l’obiettivo non è ritirarsi, ma costruire una nuova egemonia che renda gli Stati Uniti l’unica potenza globale.

Groenlandia: il primo passo verso il dominio polare
L’ossessione di Trump per l’acquisto della Groenlandia non è una bizzarria, ma una mossa strategica. Con i ghiacci che si sciolgono, la Groenlandia diventa la chiave di accesso all’Artico, una regione ricca di petrolio, gas e minerali strategici. Aggiungendo il Canada all’equazione, gli Stati Uniti diventerebbero padroni incontrastati dell’emisfero settentrionale.
Ma perché fermarsi al Polo Nord? Se gli Stati Uniti riuscissero a consolidare la loro influenza sull’America Latina, potrebbero estendere il loro controllo fino all’Antartide, garantendosi un accesso privilegiato alle risorse polari. Un’espansione Nord-Sud che supererebbe la logica della classica geopolitica euroasiatica e posizionerebbe l’America come l’unica superpotenza veramente planetaria.

La fine dell’era dei “bravi ragazzi”
I report strategici più recenti, dal Global Trends 2040 al Global Strategic Trends 2055 del Regno Unito, prevedono un futuro dominato dalla competizione tra potenze, ma basato su regole e negoziati. Trump ha un’altra visione: se la forza è l’unica legge che conta, perché rispettare i limiti imposti dalla diplomazia?
Global Strategic Trends: Out to 2055
Bite-size summary, Global Strategic Trends: Out to 2055
Il 21° secolo potrebbe vedere la fine definitiva del politicamente corretto in geopolitica. Non più trattati e alleanze di facciata, ma un ritorno puro e semplice alla logica imperiale: chi può prendersi qualcosa, lo farà. Se gli Stati Uniti decidono di espandersi, chi li fermerà? L’Europa frammentata? La Russia impantanata in guerre di logoramento? La Cina, alle prese con il rallentamento economico e le tensioni interne?

Benvenuti a Trumpland 2.0
La Monroe Doctrine 2.1 è l’antitesi del multipolarismo. Un mondo dominato dagli Stati Uniti, con gli altri relegati a semplici potenze regionali. Se questa visione si concretizzasse, assisteremmo alla più grande trasformazione geopolitica dai tempi dell’Impero Britannico.
Trump non è un visionario solitario: dietro di lui c’è un blocco di potere che crede fermamente in questa strategia. E mentre gli analisti tradizionali si ostinano a ragionare nei vecchi schemi, il nuovo mondo potrebbe essere già in costruzione.
L’America del futuro non sarà più la superpotenza gentile del dopoguerra. Sarà un impero senza maschere, pronto a riscrivere le regole a suo vantaggio. Il mondo è pronto per questo? Non importa. Trumpland 2.0 non chiede il permesso.