Oggi vediamo un po’ come AI e Propaganda Politica sono legate a doppio nodo. Vi guiderò in un mondo fatto di realtà, ma anche di miti, di storie inventate, di persone senza scrupoli, di roba copiata o rubata e di una “montagna di m…a“.

Frequentate i social media? Avete contato quanti video, short e reel di quanto è bella la tecnologia cinese, di persone che fanno gesti eroici in paesi che ricordano Russia o Cina, delle auto e moto americane, di androidi Cinesi che vanno in bicicletta, di fallimenti di tecnologie europee o italiane, di violenza, canetti perduti e salvati?

E quanti commenti da haters vi arrivano oggi?
Questo è quello che accade quando ordini alle big tech di allentare i filtri.

Un doveroso prologo

Quando facevo le superiori, mi sono diplomato come perito informatico tanto tempo fa, se volete sapere quanto tempo fa sappiate che il C++ era il linguaggio più nuovo e si passava il tempo a fare routine in assembler e turbo pascal… Oddio che discorso da vecchio!
Dicevo: Quando facevo le superiori la professoressa di informatica ci faceva studiare non solo la tecnica, ma anche le teorie dei linguaggi.
Tra i teorici c’era Noam Chomsky, e come tutti gli appassionati di informatica mi appassionai al personaggio e quando potevo compravo uno dei suoi libri.

Tra i libri di Chomsky che ebbi modo di leggere c’era “La fabbrica del consenso“, che ho ricomprato poco tempo fa per farlo leggere a mio figlio.

Il libro descrive le relazioni tra media e potere, con tanto di tabelle piene di dati, e su come i media diventano strumenti da usare per prendere, distruggere o mantenere il potere.
Per capire bene di cosa parla vi riporto una frase del libro:

Ovviamente, nella mia mente giovane e ancora fervida, questo libro ha cambiato il mio modo di leggere i giornali e le riviste, invece di leggere una notizia collego i puntini.

Qualche anno dopo uscì una pubblicità della Telecom con Ghandi, forse i più grandi di noi ancora se la ricordano, chi è ancora giovane può vederla qui:

Ricordo che ne parlammo in ufficio. La frase finale: “Se avesse potuto comunicare così oggi che mondo sarebbe?” era veramente ad effetto.
Non ricordo chi disse: “Se al posto di Ghandi ci metti Hitler oggi che mondo sarebbe?”, già. Parliamo di strumenti di comunicazione, la bontà dell’etica ce la mette chi li usa.

E siamo arrivati ai tempi odierni.

Come funziona la propaganda su internet

Verso gli anni 2010 il boom dei social network ha dato uno strumento potente a queste persone che amano fare propaganda politica, o meglio ne ha dati 2:

  1. Accesso “coperto” tramite account multipli, ossia non si sa mai di chi è l’account o la pagina
  2. La possibilità di mandare direttamente il messaggio a chi si ritiene più opportuno

Se da una parte c’era chi sfruttava internet e i social per i propri scopi, dall’altra parte c’era chi si occupava di controllarli: nasce a Parma l’azienda Water On Mars che è un occhio vigile sui social network e che, possiamo dirlo senza dubbio, è uno dei fiori all’occhiello della tecnologia Made in Europe sull’analisi dei social network.

All’inizio la propaganda sul web si occupava principalmente di creare o trovare contenuti per rafforzare le idee politiche, facendo leva su paure, amplificando situazioni brutte, ma soprattutto trasformando in hater persone normali, con l’obiettivo di mettere persone che non si conoscono una contro l’altra, trasformando di fatto la politica in una tifoseria da stadio.

Poi sono arrivati i grandi scandali, ci ricordiamo tutti di come funzionava la “Bestia di Morisi“, e poi il grande scandalo di Cambridge Analityca e di come i dati e gli strumenti di questa azienda siano stati usati per manipolare il referendum sulla Brexit e le elezioni americane del 2016.

E come se non bastasse lo stesso Mark Zuckerberg ci racconta di come una società russa abbia speso circa 100mila dollari in pubblicità di falsi contenuti a tema islamofobia, immigrazione, uso delle armi da fuoco e pubblicità per Trump.

(Continua a leggere l’articolo: segue a pagina 2)