Google ha deciso di cambiare le regole del gioco per Android, e la Cina è sul piede di guerra. Dopo anni di sviluppo open-source con aggiornamenti pubblici e costanti, Mountain View ha deciso di blindare il processo interno, rilasciando il codice solo con le major release. Ufficialmente, nulla cambierà: la promessa agli sviluppatori cinesi è che Android resterà open-source. Ma la fiducia è già incrinata, e il sospetto è che Google stia rafforzando le sue difese contro la crescente indipendenza tecnologica della Cina.

Dietro questa mossa si nasconde un dilemma strategico. Da un lato, il modello aperto ha permesso ad Android di conquistare il 71% del mercato mobile globale, dando accesso a miliardi di utenti e permettendo a produttori come Xiaomi, Oppo e Vivo di costruire i loro ecosistemi. Dall’altro, questa apertura ha favorito anche l’ascesa di Huawei, che, spinta dalle sanzioni USA, ha sviluppato HarmonyOS, ormai incompatibile con le app Android.

Il vero timore per gli sviluppatori cinesi non è solo una maggiore difficoltà nell’accesso al codice, ma il rischio di una frammentazione tecnologica ancora più marcata. Se Google restringe i tempi di accesso al codice sorgente, le aziende cinesi potrebbero dover investire di più per adattare i loro sistemi, aumentando i costi e rallentando l’innovazione. Un’inefficienza che potrebbe spingere sempre più sviluppatori verso HarmonyOS, che sta già guadagnando terreno in Cina.

D’altro canto, non tutti sono preoccupati. Alcuni sviluppatori cinesi minimizzano l’impatto del cambiamento, sostenendo che le applicazioni si basano comunque su versioni stabili di Android e non sulle beta interne. Ma è un dato di fatto che la fiducia nel modello open-source di Google sia stata scossa.

La mossa di Google può essere vista come una risposta all’inasprimento della guerra tecnologica tra USA e Cina, con il rischio di un ulteriore allontanamento tra i due ecosistemi digitali. Se Huawei continuerà a rafforzare HarmonyOS, questa chiusura potrebbe risultare un boomerang per Google, che ha prosperato proprio grazie all’accessibilità della sua piattaforma.

Quello che è certo è che la Cina ha imparato una lezione fondamentale: dipendere dalla tecnologia americana è sempre più rischioso. E questa volta, a dare una mano a Huawei, potrebbe essere stata proprio Google.