La startup cinese che ha sviluppato Manus, un agente AI che sta spopolando negli Stati Uniti, è in trattative con investitori, tra cui importanti venture capital americani, per una nuova raccolta di fondi. Si stima che la valutazione dell’azienda raggiunga i 500 milioni di dollari, un aumento di cinque volte rispetto alla valutazione precedente. Nonostante l’attenzione che Manus ha attirato, il contesto geopolitico rende la situazione decisamente più interessante di quanto possa sembrare a prima vista.
Manus, sviluppato dalla startup Butterfly Effect, è un agente AI che compie operazioni come prenotazioni di viaggio o analisi finanziarie semplicemente navigando su siti web. Il prodotto ha fatto breccia tra sviluppatori e dirigenti tecnologici grazie al suo debutto avvenuto a marzo in versione beta. La vera sorpresa? Il suo successo sta arrivando in un periodo in cui gli Stati Uniti stanno esaminando con crescente sospetto gli investimenti in tecnologia cinese, soprattutto quelli legati all’intelligenza artificiale. La crescita esplosiva di Manus e il crescente interesse per i prodotti AI cinesi, come nel caso di DeepSeek, potrebbero cambiare le dinamiche dell’ecosistema tecnologico globale.
L’azienda sta cercando di raccogliere decine di milioni di dollari nonostante le politiche americane che hanno introdotto restrizioni sugli investimenti in alcune aziende cinesi operanti nell’AI. Tuttavia, Butterfly Effect, che si concentra sullo sviluppo di applicazioni AI come Manus, piuttosto che sulla creazione di modelli di base (che sarebbero sotto stricte limitazioni), potrebbe aggirare alcune di queste regolazioni. Questo ha portato un certo ottimismo tra gli investitori che vedono un’opportunità in un’azienda con una proposta di valore molto concreta, capace di entrare nei mercati occidentali senza essere completamente bloccata dalle normative.
Le recenti mosse di Butterfly Effect, che ha incontrato investitori americani e ha lanciato la propria piattaforma in Cina tramite una partnership con Alibaba, sono ulteriori segni di quanto velocemente l’azienda stia cercando di scalare. Nonostante Manus sia progettato principalmente per gli utenti fuori dalla Cina, l’azienda sta già preparando il terreno per un’espansione su scala globale, con obiettivi che vanno dagli Stati Uniti al Giappone. Questi sviluppi fanno riflettere sull’orientamento strategico dell’azienda, che sembra voler superare i limiti imposti dalla sua origine cinese e ampliare la propria base utenti. E, come se non bastasse, ha già una lista d’attesa con 2,6 milioni di persone, nonostante i costi legati al suo utilizzo, che superano il milione di dollari nelle prime settimane di lancio.
Il contesto in cui questa startup si muove è tutt’altro che semplice. Gli Stati Uniti stanno infatti adottando misure sempre più rigorose per limitare gli investimenti in aziende tecnologiche cinesi, eppure sembra che ci sia una crescita crescente di interesse da parte dei venture capital. In questo scenario, Butterfly Effect riesce a navigare tra le acque tumultuose del rischio geopolitico e le opportunità economiche, riuscendo a guadagnarsi la fiducia di investitori che potrebbero vederlo come un’opportunità a basso rischio con un grande potenziale di ritorno.
L’AI ha sempre avuto un aspetto pericoloso quando si tratta di questioni geopolitiche, ma ciò che fa la differenza è il modo in cui le aziende riescono a rimanere agili, sfruttando la domanda per prodotti innovativi mentre aggirano le normative statali. Manus è il prototipo perfetto di come un prodotto tecnologico, pur essendo “made in China”, possa ottenere un successo travolgente nei mercati occidentali, sfidando le aspettative e le regole in un periodo di crescente tensione internazionale. Quindi, mentre il governo degli Stati Uniti si interroga su come limitare l’influenza cinese nell’AI, startup come Butterfly Effect si preparano a guadagnare terreno, creando un futuro in cui l’intelligenza artificiale diventa veramente globale.
Le prossime mosse saranno cruciali. Con la raccolta di nuovi fondi e l’espansione in mercati come il Giappone, Butterfly Effect ha le carte in regola per diventare un attore principale nel panorama tecnologico globale, ma il suo cammino potrebbe non essere privo di ostacoli politici e normativi.