L’instancabile Luciano Floridi, filosofo della tecnologia e tra i massimi esperti di etica digitale, ha recentemente proposto la creazione di una nuova disciplina accademica: le Content Studies. L’idea è semplice nella sua ambizione: costruire un framework interdisciplinare capace di analizzare, valutare e progettare i contenuti digitali in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e dagli ecosistemi mediatici algoritmici. Non un semplice ramo della semiotica, delle scienze della comunicazione o degli studi sui media, ma una sintesi metodologica capace di superare la frammentazione accademica e di fornire strumenti pratici per affrontare sfide cruciali come la disinformazione, l’accessibilità e il bias algoritmico.

Floridi parte da una constatazione: la mole di dati digitali prodotti negli ultimi anni ha raggiunto livelli esponenziali. Secondo le stime di Statista, nel 2023 il mondo ha generato circa 120 zettabyte di dati, un numero che supererà i 180 ZB entro il 2025. Gran parte di questa produzione è automatizzata e resa possibile da modelli generativi di IA, rendendo il contenuto digitale un’entità sempre più indipendente dall’essere umano. Questo scenario segna la fine dell’epoca Vitruviana, in cui ogni contenuto significativo si supponeva fosse prodotto esclusivamente dall’intelletto umano. Oggi viviamo in un mondo post-Vitruviano, in cui l’origine del contenuto è meno rilevante del suo impatto, delle sue dinamiche di circolazione e della sua efficacia comunicativa.

La frammentazione degli studi sui contenuti

Il problema principale, secondo Floridi, è che le discipline esistenti affrontano il tema dei contenuti in modo disgiunto e parziale. Giornalismo e Media Studies si concentrano sulle implicazioni socio-politiche della comunicazione, ma trascurano le strutture e le estetiche del contenuto digitale. La semiotica analizza i significati e i sistemi di segni, ma raramente traduce queste intuizioni in linee guida pratiche per il design dei contenuti. Le scienze computazionali, come il computational content analysis, lavorano con modelli quantitativi avanzati, ma spesso ignorano le dimensioni culturali ed etiche.

Floridi propone quindi un cambio di paradigma: anziché trattare il contenuto come un mero oggetto di studio settoriale, le Content Studies devono sviluppare un approccio olistico, che integri teoria e pratica. Questa disciplina emergente deve studiare l’intero ciclo di vita dei contenuti digitali, dalla progettazione alla distribuzione, dalla ricezione alla trasformazione.

Un framework metodologico per un nuovo approccio

Per legittimarsi come disciplina accademica autonoma, le Content Studies devono dotarsi di un impianto metodologico solido. Floridi suggerisce una combinazione di approcci qualitativi, quantitativi, sperimentali e basati sul design:

Analisi qualitativa: metodi semiotici, analisi discorsiva e etnografica per esaminare i significati culturali e sociali del contenuto.

Metodi quantitativi: tecniche di machine learning, analisi di reti e sentiment analysis per studiare la circolazione e l’impatto del contenuto su larga scala.

Sperimentazione: eye-tracking e misurazione del carico cognitivo per valutare la comprensione e l’engagement degli utenti.

Design-based research: sviluppo iterativo di nuovi formati di contenuti digitali attraverso prototipazione e test in ambienti reali.

Floridi fornisce un esempio concreto: lo studio della disinformazione sui cambiamenti climatici. Un approccio Content Studies a questo fenomeno integrerebbe l’analisi semiotica dei frame narrativi, il tracciamento computazionale della diffusione sui social media, esperimenti sull’effetto psicologico dei contenuti e la progettazione di strategie comunicative efficaci per contrastare la disinformazione.

Le implicazioni etiche e sociali

Oltre a fornire strumenti analitici, le Content Studies dovrebbero sviluppare un quadro normativo per la progettazione di contenuti etici e inclusivi. Floridi identifica diverse dimensioni chiave:

Etica dell’accessibilità: garantire che i contenuti digitali siano fruibili da utenti con diverse abilità e background culturali.

Etica della rappresentazione: analizzare come i contenuti raffigurano individui e comunità, per evitare bias e discriminazioni.

Etica algoritmica: studiare come i sistemi automatici influenzano la creazione e distribuzione dei contenuti, garantendo trasparenza e accountability.

Etica dell’attenzione: affrontare il problema della sovrastimolazione digitale, riducendo l’impatto dei meccanismi di clickbait e dopamine loops.

Un’agenda di ricerca per il futuro

Floridi propone un percorso evolutivo per le Content Studies, seguendo il modello di discipline interdisciplinari affermatesi in passato, come le Scienze Cognitive o gli Studi Ambientali. I primi passi potrebbero essere:

Creazione di reti di ricerca e workshop interdisciplinari.

Sviluppo di programmi di formazione universitaria, prima come moduli all’interno di corsi esistenti, poi come percorsi autonomi.

Pubblicazione di manuali e linee guida per il settore accademico e industriale.

Collaborazioni con aziende tecnologiche e istituzioni pubbliche per applicazioni concrete.

Rivoluzione accademica o utopia?

Floridi stesso ammette che il cammino delle Content Studies potrebbe essere lungo e tortuoso. L’esperienza della laurea in Computer Science and Philosophy a Oxford, da lui proposta nel 1999 e realizzata solo nel 2012, dimostra che le idee giuste hanno bisogno di tempo per essere accettate. Ma il bisogno di una disciplina unificata è sempre più evidente.

Nell’epoca della proliferazione incontrollata di contenuti digitali e dell’IA generativa, le Content Studies potrebbero diventare la chiave per comprendere, regolamentare e migliorare il flusso di informazioni che plasma la nostra società. Se questa rivoluzione accademica riuscirà a imporsi, dipenderà dalla capacità di Floridi e della comunità scientifica di trasformare questa intuizione in un campo di studio strutturato, con impatti concreti nella comunicazione, nell’educazione e nella governance digitale.

Disponibile qui : https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=5193467