Nel cuore della battaglia tecnologica tra Cina e Stati Uniti, un nome nuovo si sta facendo largo a colpi di innovazione e ambizione: SiCarrier. Questo produttore cinese di attrezzature per la produzione di semiconduttori, legato a Huawei, ha catalizzato l’attenzione alla fiera Semicon China, dove ha svelato una serie di nuovi strumenti che potrebbero ridurre la dipendenza del paese dalle tecnologie occidentali. (photo Ann Cao)
A soli quattro anni dalla sua fondazione, con il sostegno del governo di Shenzhen, SiCarrier ha mostrato per la prima volta al pubblico le sue macchine per la fabbricazione e il testing di chip. Nonostante il velo di riservatezza che ancora circonda le specifiche tecniche dei suoi strumenti, gli addetti ai lavori ipotizzano che le tecnologie dell’azienda abbiano avuto un ruolo nella produzione dei chip da 7 nanometri sviluppati da Huawei per il Mate 60 Pro nel 2023.
Sebbene l’azienda non abbia dichiarato ufficialmente il livello tecnologico raggiunto, un membro dello staff ha confermato che alcuni strumenti, inclusa una macchina per l’incisione non ancora presente nel catalogo ufficiale, sarebbero in grado di supportare la produzione di chip a 5 nm. Questo dato è coerente con un brevetto depositato nel 2023, che descrive un processo capace di produrre semiconduttori a 5 nm utilizzando le macchine DUV (Deep Ultraviolet Lithography), evitando quindi la necessità delle più avanzate (e vietate) macchine EUV (Extreme Ultraviolet Lithography), il cui export verso la Cina è stato bloccato dagli Stati Uniti e dai loro alleati.
Il booth di SiCarrier alla fiera è stato letteralmente preso d’assalto. Tra giornalisti, esperti del settore e potenziali clienti, tutti cercavano di scoprire di più su questa azienda che, almeno sulla carta, potrebbe rappresentare una svolta per l’industria cinese dei semiconduttori. La domanda per i suoi cataloghi di prodotto è stata così elevata che le scorte sono finite rapidamente, lasciando molti visitatori a mani vuote. Curiosamente, mentre il sito web dell’azienda elenca solo quattro strumenti per la produzione di chip, i cataloghi distribuiti in fiera mostrano decine di prodotti, organizzati in serie che prendono il nome dalle famose montagne cinesi.
Un visitatore della fiera, dipendente di una fonderia di wafer a Shanghai, ha descritto l’evento come il “debutto ufficiale” di SiCarrier nel mercato delle attrezzature per semiconduttori, paragonandolo all’ascesa di Naura, il colosso cinese del settore, che l’anno scorso era stato il protagonista della fiera.
La frenesia attorno a SiCarrier ha creato anche qualche frustrazione tra i visitatori. Due dipendenti di un’azienda di software industriale di Suzhou si sono lamentati di non essere riusciti a ottenere un incontro con i responsabili della compagnia, troppo impegnati a gestire la folla. “I manager di SiCarrier sono troppo occupati per un incontro oggi”, ha detto uno di loro, segno che l’azienda sta rapidamente scalando le gerarchie del settore.
La fiera Semicon China ha visto la partecipazione di 1.400 espositori, tra cui anche nomi internazionali come Tokyo Electron e rappresentanti di aziende statunitensi come Lam Research e Siemens EDA, che hanno preso la parola in conferenze senza però esporre prodotti. Anche giganti cinesi come Yangtze Memory Technologies Corporation e Hua Hong Semiconductor hanno avuto un ruolo centrale, sottolineando le opportunità offerte dal rallentamento della Legge di Moore e dalla crescita dell’integrazione eterogenea nei chip ad alte prestazioni.
La corsa della Cina per raggiungere l’autosufficienza nella produzione di semiconduttori è più intensa che mai, e SiCarrier sembra intenzionata a giocare un ruolo chiave. Se riuscirà a mantenere le promesse fatte alla fiera di Shanghai, potrebbe diventare il prossimo grande nome dell’industria tecnologica cinese, portando una sfida ancora più grande alle restrizioni occidentali.