Nel teatro sempre più affollato delle dispute legali tra giganti tecnologici e detentori di diritti d’autore, l’ultimo atto ha visto protagonista Anthropic, una società di intelligenza artificiale, e un consorzio di editori musicali capeggiato da Universal Music Group (UMG). Questi ultimi avevano avanzato una richiesta preliminare per impedire ad Anthropic di utilizzare testi di canzoni protetti da copyright nell’addestramento del suo chatbot, Claude. Tuttavia, il giudice federale della California, Eumi Lee, ha respinto tale richiesta, definendola “troppo ampia” e priva di prove concrete di un “danno irreparabile” causato agli editori.
La querelle ha avuto inizio nel 2023, quando UMG, insieme a Concord e ABKCO, ha intentato una causa contro Anthropic, accusandola di aver violato i diritti d’autore su testi di almeno 500 canzoni di artisti del calibro di Beyoncé, The Rolling Stones e The Beach Boys. Secondo gli editori, Anthropic avrebbe utilizzato questi testi senza autorizzazione per addestrare Claude a rispondere alle richieste degli utenti. Una mossa che, a loro dire, minerebbe il mercato delle licenze e causerebbe perdite economiche significative.
Anthropic, dal canto suo, ha sempre sostenuto che l’uso di tali testi rientrasse nel concetto di “fair use” previsto dalla legge sul copyright statunitense, che consente l’utilizzo di materiali protetti per scopi trasformativi e innovativi. Una difesa comune tra le aziende tecnologiche, tra cui OpenAI, Microsoft e Meta Platforms, che si trovano ad affrontare cause simili.
Il giudice Lee, nella sua decisione, ha evidenziato che gli editori non sono riusciti a dimostrare come l’uso dei loro testi da parte di Anthropic abbia causato un danno irreparabile al mercato delle licenze. Inoltre, ha sottolineato che la richiesta di definire i confini di un mercato delle licenze per l’addestramento dell’IA è prematura, dato che la questione del fair use rimane ancora irrisolta.
Nonostante questa vittoria preliminare per Anthropic, la battaglia legale è tutt’altro che conclusa. Gli editori musicali hanno dichiarato di rimanere fiduciosi nella solidità del loro caso contro la società di IA . Nel frattempo, Anthropic ha raggiunto un accordo con gli editori per implementare delle “barriere protettive” che impediscano al chatbot Claude di generare testi di canzoni protetti da copyright. Questo accordo, approvato dal giudice Lee, rappresenta un tentativo di mitigare le preoccupazioni degli editori, pur mantenendo aperta la questione principale della causa .
Questo caso si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra l’industria musicale e le aziende di intelligenza artificiale, con quest’ultime accusate di sfruttare materiali protetti da copyright senza autorizzazione per sviluppare prodotti innovativi. La decisione del giudice Lee potrebbe quindi avere implicazioni significative per future dispute legali in questo settore in rapida evoluzione.