Apple che ama vendere sogni in confezioni minimaliste, è ufficialmente in crisi nel campo dell’intelligenza artificiale. Dopo mesi di ritardi e flop imbarazzanti, Tim Cook ha perso la pazienza e sta rimescolando le carte tra i dirigenti nel tentativo di rimettere in carreggiata un settore che, a dirla tutta, non ha mai veramente dominato. Il grande sacrificato di turno è John Giannandrea, ex Google e capo dell’AI di Apple, che si vede sfilare di mano il controllo di Siri. Al suo posto? Mike Rockwell, l’uomo dietro il Vision Pro, un gioiello tecnologico che nessuno vuole comprare. Un cambio di strategia o solo l’ennesimo tentativo disperato di mascherare un fallimento?
Parliamoci chiaro: Siri è il peggior assistente virtuale tra i big del settore. Google Assistant e Alexa l’hanno surclassata anni fa, e ora Apple si trova in una posizione imbarazzante: vendere un iPhone 16 pubblicizzato come un trionfo dell’AI quando il suo assistente vocale fatica ancora a rispondere a domande basilari senza sembrare un vecchio segreteria telefonica degli anni ‘90. Giannandrea aveva promesso una rivoluzione, ma la verità è che Siri continua a essere un progetto disfunzionale e pieno di ritardi. Apple ha persino dovuto ritirare alcune funzionalità che aveva già pubblicizzato in pompa magna, perché—sorpresa!—non funzionavano ancora. Un dettaglio trascurabile, almeno fino a quando i clienti non hanno iniziato a lamentarsi.
Mike Rockwell è un ingegnere di alto livello, nessuno lo nega. Ha portato il Vision Pro da un’idea a un prodotto reale, anche se il mondo continua a chiedersi a chi serva davvero un visore da 3.500 dollari. Ora Apple lo catapulta alla guida di Siri, forse sperando che la sua esperienza nel costruire hardware possa magicamente trasformare l’assistente virtuale in qualcosa di utile. Peccato che Rockwell non abbia mai gestito un team AI e che la sua esperienza nel machine learning sia, a essere gentili, scarsa. Un genio dell’hardware può improvvisarsi leader della rivoluzione AI? Apple sembra volerlo scoprire a sue spese.
Il vero problema è che Apple è anni luce indietro rispetto ai suoi rivali nell’intelligenza artificiale. Google e OpenAI stanno ridefinendo il futuro con modelli avanzati e chatbot sempre più sofisticati, mentre Apple si aggrappa ancora a un assistente vocale che fatica a impostare un timer senza confondersi. Il cosiddetto “Apple Intelligence” è arrivato tardi e male, e le azioni della compagnia riflettono la frustrazione del mercato: -15% quest’anno, in una spirale discendente che non accenna a fermarsi.
Nel frattempo, i competitor non aspettano. Samsung e Google integrano AI avanzata nei loro smartphone, Microsoft si spinge sempre più avanti con Copilot e OpenAI continua a ridefinire gli standard dell’intelligenza artificiale generativa. Apple, invece, resta impantanata nei suoi dogmi di segretezza e controllo totale, incapace di adattarsi a un mondo in cui l’AI è il nuovo terreno di scontro.
Apple ora sta cercando disperatamente di convincere il mondo che è ancora nel gioco dell’AI. Internamente, ha iniziato a definire il Vision Pro e altri prodotti come “AI devices”, segno che sta cercando di ridefinire il proprio ruolo in questo settore. Si vocifera di AirPods con fotocamere integrate per raccogliere dati in tempo reale—un’idea che sembra uscita da un film di spionaggio più che da una strategia concreta.
Nel frattempo, Giannandrea resta in azienda, ma con un ruolo sempre più marginale. Mandarlo via sarebbe stato un segnale troppo forte di fallimento, e Apple ha bisogno di mantenere l’illusione di una transizione ordinata. Il problema, però, resta: può davvero Apple colmare il divario con i giganti dell’AI con un cambio di poltrone e qualche promozione strategica? O il futuro dell’azienda è già segnato da un’irreversibile obsolescenza nel settore più importante del decennio?
Una cosa è certa: se Apple non trova in fretta una risposta, il prossimo iPhone potrebbe avere un solo upgrade significativo… la nostalgia per i tempi in cui Cupertino era sinonimo di innovazione, e non di rincorsa affannosa ai trend dettati dagli altri