Se la guerra in Ucraina ha dimostrato qualcosa, è che Starlink non è solo una costellazione di satelliti per fornire Internet nelle aree rurali. È diventato un asset strategico che garantisce comunicazioni militari resilienti, sfuggendo ai metodi tradizionali di guerra elettronica. Questo lo ha reso un obiettivo primario per la Cina, che vede la rete di Elon Musk come una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale e, potenzialmente, alla sua capacità di condurre operazioni belliche senza interferenze americane.

Secondo un rapporto pubblicato dalla Rand Corporation, il Pentagono dovrebbe prepararsi a possibili attacchi della Cina contro Starlink. Il documento rivela che l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) tende a “esagerare e catastrofizzare” la minaccia di questa rete satellitare e potrebbe essere disposto a compiere operazioni provocatorie nello spazio senza temere un’escalation immediata con gli Stati Uniti. In altre parole, Pechino potrebbe scommettere sul fatto che Washington non voglia trasformare un conflitto nello spazio in una guerra su larga scala.

Guerra orbitale: i cinesi stanno già “duellando” nello spazio?

Le dichiarazioni del generale Michael Guetlein, vice capo delle operazioni spaziali della US Space Force, sembrano confermare che qualcosa di anomalo stia già accadendo sopra le nostre teste. Il generale ha parlato di cinque oggetti cinesi in orbita che si muovevano in modo sincronizzato e controllato, un’attività che ha definito “dogfighting in space”, ovvero un combattimento aereo traslato nello spazio. Questo suggerisce che Pechino stia già testando tattiche di manovra per affrontare future battaglie orbitali.

La Rand Corporation sottolinea che, per la Cina, Starlink rappresenta una minaccia esistenziale. La sua architettura decentralizzata rende inutile il metodo preferito dal PLA per neutralizzare un avversario: paralizzarlo colpendo i nodi critici della sua rete. Il modello di Starlink, con migliaia di satelliti distribuiti, è quasi impossibile da abbattere con un solo attacco mirato.

La risposta cinese: la corsa alla sua Starlink

Per colmare questo gap, la Cina ha accelerato lo sviluppo delle proprie costellazioni LEO (Low Earth Orbit). Il progetto più ambizioso è GuoWang, una mega-costellazione governativa che dovrebbe servire come asset militare per competere con gli Stati Uniti nello spazio. I primi lanci sono già avvenuti, e si prevede che oltre 14.000 satelliti saranno operativi nei prossimi anni.

Un altro progetto parallelo, Qianfan, è gestito da una joint venture di Shanghai e ha già portato in orbita 90 satelliti. L’obiettivo di Pechino non è solo contrastare Starlink, ma anche garantire alla Cina una propria infrastruttura strategica che possa operare in tempo di guerra.

Spazio, il nuovo campo di battaglia

Il fatto che la Cina stia investendo miliardi nella sua versione di Starlink dimostra che la competizione spaziale non è solo una questione di progresso tecnologico, ma un vero e proprio capitolo della guerra moderna. Lo spazio non è più solo il regno dei sogni fantascientifici: è un’arena in cui si combatte per il dominio strategico globale.

La possibilità che Starlink diventi un obiettivo militare cinese non è una fantasia da film di Hollywood, ma una prospettiva concreta. Se Pechino dovesse decidere di attaccare Starlink, come lo farebbe? Distruggendo fisicamente i satelliti con missili anti-satellite? Utilizzando attacchi cyber per prenderne il controllo? O con armi a energia diretta, come i laser?

Gli Stati Uniti sanno che devono prepararsi, perché la guerra nello spazio non è più una questione di “se”, ma di “quando”.