Se c’è una verità che, come un vecchio detto popolare, dovrebbe essere sempre presente nelle menti di chi compra hype, è che la storia ha sempre qualcosa da insegnarci.
Ma come accade nella maggior parte dei casi, molto di ciò che appare splendente oggi è destinato a svanire nell’ombra domani.
In questo contesto, le parole di Prof. J. Mark Bishop, accademico di lunga data e osservatore critico delle dinamiche tecnologiche, meritano una riflessione approfondita prima di abbandonarsi a qualsiasi acquisto impulsivo basato sull’ultima moda tecnologica.
Il suo approccio al mercato non è certo quello di un novizio, ma di un esperto che ha visto troppi cicli ripetersi per non essere scettico. Quando si parla di “hype” tecnologico, Bishop non si riferisce solo alle mode passeggere che sembrano risolvere i problemi del mondo con la velocità di un click, ma ad una vera e propria cultura del marketing che sfrutta l’ignoranza per vendere illusioni più che soluzioni. E se c’è qualcosa che la storia ci ha insegnato, è che la tecnologia, per quanto affascinante, segue un percorso che non è sempre lineare, ma fatto di alti e bassi.
Tornando indietro nel tempo, possiamo vedere come la storia dell’innovazione abbia avuto momenti in cui la promessa di una nuova era ha cavalcato la cresta dell’onda per poi schiantarsi contro il duro scoglio della realtà. Ma è proprio questo contrasto, tra le visioni dei profeti tecnologici e la dura concretezza della nostra realtà, che Bishop analizza. La sua critica non è un rifiuto della tecnologia, bensì una riflessione sul modo in cui le aspettative vengono gonfiate ad arte, spesso in modo irrazionale, per spingere gli investitori e i consumatori a prendere decisioni troppo affrettate.
Nel contesto attuale, si potrebbe pensare che la crescita delle startup tecnologiche e l’avanzamento delle intelligenze artificiali siano la fine del mondo come lo conosciamo, ma una lettura attenta di ciò che Bishop scrive rivela che questo è un comportamento ricorrente. Il panico da innovazione non è una novità. Lo abbiamo visto con la bolla delle dot-com degli anni 2000, con le promesse esagerate delle criptovalute, e con la continua corsa all’intelligenza artificiale che, pur avendo un enorme potenziale, rischia di sfociare nella tanto temuta “AI Winter” se non affrontata con cautela. La storia ha mostrato che, nella maggior parte dei casi, i cicli tecnologici, per quanto affascinanti, non sono mai lineari, e la realtà ci dice che tra i mille nuovi progetti che vengono sbandierati, solo pochi riescono a sopravvivere.
Bishop non esita a sottolineare come il miglior antidoto contro l’acquisto impulsivo di hype sia proprio la comprensione storica del progresso tecnologico. Capire come le promesse non sempre si realizzino, come le soluzioni siano spesso più complicate di quanto gli evangelisti della tecnologia vogliano farci credere, è fondamentale per non cadere nella trappola di un mercato che alimenta costantemente l’illusione del “progresso infallibile”. Non si tratta di essere contro l’innovazione, ma di essere consapevoli dei cicli, dei fallimenti e delle delusioni che inevitabilmente si verificano.
Ogni epoca ha avuto il suo “hype”, e ogni epoca ha visto il ritorno alla realtà. Come osserva Bishop, il compito di chi opera nel settore tecnologico non è solo quello di cavalcare l’onda del momento, ma di analizzare e ponderare le reali possibilità a lungo termine. Dopo tutto, la storia è fatta di idee che cambiano il mondo, ma anche di progetti che sono rimasti nel dimenticatoio. Quando si parla di fare scelte intelligenti, ignorare la lezione della storia è un rischio che non vale la pena correre.