Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno recentemente annunciato un piano decennale per investire 1,4 trilioni di dollari nell’economia statunitense, a seguito di incontri tra alti funzionari emiratini e il presidente Donald Trump. Questo impegno mira a potenziare significativamente gli investimenti esistenti degli EAU in settori chiave come l’infrastruttura dell’intelligenza artificiale, i semiconduttori, l’energia e la manifattura americana.
Nell’ambito di questo accordo, il fondo di investimento emiratino ADQ, in collaborazione con il partner statunitense Energy Capital Partners, ha annunciato un’iniziativa da 25 miliardi di dollari focalizzata su infrastrutture energetiche e data center. Inoltre, XRG, il braccio internazionale della compagnia petrolifera statale degli EAU, ADNOC, ha manifestato l’intenzione di supportare la produzione e l’esportazione di gas naturale negli Stati Uniti attraverso un investimento nell’impianto di esportazione di gas naturale liquefatto NextDecade in Texas.
Tuttavia, l’annuncio di un investimento di 1,4 trilioni di dollari solleva interrogativi sulla sua fattibilità e concretezza. Per contestualizzare, il prodotto interno lordo (PIL) degli Stati Uniti nel 2024 era di circa 26,7 trilioni di dollari, rendendo la promessa emiratina pari a circa il 5% del PIL statunitense. Inoltre, la capitalizzazione totale dei mercati finanziari statunitensi è stimata intorno ai 46,7 trilioni di dollari.
Pertanto, un investimento di tale portata rappresenterebbe una somma colossale, difficilmente realizzabile senza un piano dettagliato e trasparente.
È importante notare che, in passato, annunci di grandi investimenti non sempre si sono tradotti in realtà concrete. Ad esempio, durante la pandemia, la ricchezza collettiva dei miliardari americani è aumentata di 1,8 trilioni di dollari in 17 mesi, evidenziando come cifre astronomiche possano essere dichiarate senza un impatto diretto sull’economia reale.