OpenAI ha lanciato il suo nuovo modello o1-Pro, un’evoluzione delle sue AI multimodali che punta a offrire funzionalità avanzate agli sviluppatori. Il modello supporta visione, chiamata di funzioni e output strutturati, oltre a essere compatibile con le nuove API Responses e Batch. Fin qui tutto interessante, se non fosse per un dettaglio:
il costo.Al momento, l’accesso a o1-Pro è riservato a un gruppo selezionato di sviluppatori, e per provarlo bisogna aver già speso almeno 5 dollari in servizi API OpenAI.
Ma il vero filtro non è questa soglia minima, bensì la tariffa proibitiva. OpenAI chiede 150 dollari per ogni milione di token in input (circa 750.000 parole) e 600 dollari per ogni milione di token generati.
Tradotto: chiunque voglia integrare questo modello in applicazioni ad alto consumo di token si troverà a fare i conti con fatture stellari.La strategia è chiara: OpenAI vuole posizionare o1-Pro come un prodotto premium, tagliando fuori startup e piccoli sviluppatori.
Un cambio di rotta rispetto alla narrativa dell’AI accessibile a tutti. Con questi prezzi, solo le big tech o le aziende con capitali significativi potranno permettersi di integrare questa tecnologia su larga scala.
Il modello è probabilmente un assaggio di GPT-5, il cui lancio ufficiale è ancora avvolto nel mistero. OpenAI sembra voler testare il terreno, imponendo tariffe da oligopolio per capire quanto il mercato sia disposto a pagare per un’intelligenza artificiale più avanzata.
Il rischio? Che le aziende inizino a guardarsi intorno, valutando alternative open-source o soluzioni proprietarie meno esose. Per ora, o1-Pro rimane un prodotto per pochi. Ma la vera domanda è: OpenAI sta costruendo il futuro dell’AI o solo il prossimo club esclusivo per chi può permetterselo?