La Commissione Europea ha lanciato un nuovo attacco a due dei colossi tecnologici più potenti del pianeta, Google e Apple, accusandoli di violare le normative imposte dal Digital Markets Act (DMA), la legge pensata per garantire un mercato digitale più equo e competitivo in Europa. Le accuse, se confermate, potrebbero avere un impatto significativo sulle operazioni di entrambe le aziende, ma anche sulle loro strategie future, in un contesto già teso di sanzioni e sfide legali.

La questione sollevata dalla Commissione Europea è una delle più controverse e delicate, proprio perché tocca alcuni dei meccanismi chiave attraverso cui questi giganti tecnologici dominano il mercato: la gestione dei risultati di ricerca e la distribuzione delle app. Secondo quanto affermato dalla Commissione, Google starebbe manipolando i risultati di ricerca per favorire i propri servizi, come quelli legati agli acquisti online e ai trasporti, a discapito della concorrenza. Non solo, Google avrebbe imposto limitazioni agli sviluppatori di app, ostacolando l’indirizzamento dei consumatori verso altri canali di distribuzione oltre al suo Google Play, creando di fatto una barriera all’ingresso per altri operatori.

Oliver Bethell, direttore senior della concorrenza di Google, ha prontamente risposto alle accuse, definendo le conclusioni della Commissione un danno per le aziende e i consumatori europei, nonché un freno all’innovazione. Secondo Bethell, l’intervento della Commissione potrebbe portare a un indebolimento della sicurezza e a una qualità complessiva dei servizi inferiore. Si tratta, in effetti, di un tema particolarmente delicato, in quanto Google non è solo un motore di ricerca, ma una piattaforma che gestisce anche una vasta gamma di servizi e strumenti utilizzati da milioni di utenti quotidianamente. La sua posizione dominante nel mercato globale lo rende un obiettivo privilegiato per i regolatori, ma le sue risposte riflettono un’industria che continua a vedere le normative come una minaccia al suo modello di business consolidato.

Ma la Commissione Europea non ha risparmiato nemmeno Apple. Il colosso di Cupertino, infatti, è stato accusato di limitare l’accesso alle funzionalità dell’iPhone per i produttori di dispositivi terzi, impedendo loro di sviluppare soluzioni che permettano una maggiore interoperabilità con i dispositivi Apple. Secondo le autorità europee, Apple dovrebbe aprire maggiormente le sue porte agli sviluppatori terzi, consentendo loro di integrare le proprie funzionalità con quelle dell’iPhone in modo più efficace. Questo non solo migliorerebbe la concorrenza, ma renderebbe anche l’ecosistema Apple più trasparente e aperto, rispondendo a una delle critiche più frequenti nei confronti della compagnia: la sua chiusura verso i competitor.

Le indagini nei confronti di Google e Apple si inseriscono in un contesto più ampio di crescente pressione da parte delle autorità antitrust di tutto il mondo. Se da un lato l’Europa è sempre stata più attenta alla regolamentazione del mercato digitale, negli Stati Uniti Google è già sotto indagine per il suo presunto monopolio nel campo della ricerca. Ad agosto, infatti, il giudice distrettuale statunitense Amit Mehta ha stabilito che Google ha instaurato una posizione di monopolio illegale, mettendo in discussione la sua pratica di escludere la concorrenza nella ricerca online. Questo caso potrebbe avere ripercussioni anche sulle operazioni di Google in Europa, soprattutto in un contesto dove le leggi antitrust sono sempre più severamente applicate.

Da un punto di vista economico, le accuse contro Google e Apple non sono solo una questione di conformità alle leggi, ma un segnale di come l’Europa stia cercando di riequilibrare il potere delle big tech in un mercato che, a suo avviso, non ha più bisogno di ulteriori concentramenti di potere. La Commissione Europea, infatti, è da anni impegnata in una battaglia per garantire che le piattaforme digitali non soffochino l’innovazione, non discrimino i competitor e non creino barriere insormontabili per l’ingresso di nuovi attori nel mercato.

Le sanzioni contro Google e Apple potrebbero non limitarsi a multe, ma includere misure molto più restrittive che potrebbero minare il loro modello di business. Se le accuse venissero confermate, non sarebbe sorprendente vedere nuove regolazioni che costringano entrambe le aziende a modificare profondamente le loro operazioni, specialmente nelle aree della ricerca e della distribuzione delle app. Il Digital Markets Act ha lo scopo di porre fine a pratiche che danneggiano la concorrenza, e l’UE sembra determinata a fare rispettare queste regole con una serie di azioni concrete.

Il risultato di queste indagini non avrà solo conseguenze per le aziende coinvolte, ma per tutto il panorama tecnologico. Google e Apple sono solo due degli attori principali di un ecosistema che include molte altre aziende, dalle piattaforme di social media alle compagnie che gestiscono i dati. Se l’UE riuscirà a implementare queste regolazioni in modo efficace, potremmo assistere a un cambiamento epocale nel modo in cui le piattaforme digitali gestiscono la concorrenza e la trasparenza.