Google non è mai stato timido nel mostrare il suo potere di mercato, ma l’operazione per acquisire Wiz per 32 miliardi di dollari è una delle dimostrazioni più eclatanti della sua capacità di comprare quello che gli serve. Un acquisto che, a prima vista, sembra il classico esempio di un gigante della tecnologia disposto a pagare qualsiasi cifra pur di mantenere la sua posizione dominante. Eppure, dietro questa transazione, c’è una strategia che merita una riflessione più approfondita.

La saga della proposta di acquisto di Wiz è iniziata l’estate scorsa, quando Google fece un’offerta di 23 miliardi di dollari, prontamente rifiutata dalla startup di sicurezza informatica cloud, che puntava invece su un’IPO. Ma come si suol dire, chi ha il denaro sempre pronto non si arrende facilmente. Così, dopo mesi di corteggiamento e discussioni dietro le quinte, Google ha deciso di alzare l’offerta a 32 miliardi, una mossa che non lascia molto spazio a dubbi: quando si tratta di accaparrarsi l’innovazione, non ci sono troppi scrupoli, specialmente se si tratta di battere la concorrenza di Microsoft e Amazon.

La cifra finale può sembrare esorbitante, eppure ha una sua logica. La crescita dei ricavi di Wiz, passata da 500 milioni di dollari l’anno scorso a oltre 700 milioni oggi, giustifica il premio che Google è disposto a pagare. Ma quello che non si dice spesso è che l’acquisizione di Wiz va ben oltre l’aspetto finanziario. Google sta puntando ad aggiungere un’ulteriore fonte di guadagno rapida al suo business cloud, che, nonostante abbia registrato 12 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, è ancora lontano dai numeri di Amazon Web Services e Microsoft Azure. Con l’acquisizione di Wiz, Google sta cercando di entrare nel cuore delle grandi imprese che finora hanno preferito gli altri provider. E se non può vincere su tutti i fronti, cercherà di guadagnarsi il favore delle aziende con la sua offerta di sicurezza cloud.

C’è però un aspetto interessante che merita una riflessione più cinica: non è solo questione di espandere il business, ma anche di sopravvivenza. In un mondo dove la protezione dei dati è diventata una preoccupazione crescente, avere una compagnia come Wiz sotto il proprio ombrello rappresenta un potenziale vantaggio competitivo cruciale. Non solo Google potrà integrare Wiz con Mandiant, il suo servizio di consulenza sulla sicurezza, ma potrà anche attrarre nuovi clienti per i suoi servizi cloud, seppur mantenendo l’indipendenza operativa di Wiz per evitare problematiche normative. Un gesto che ricorda quello che Microsoft ha fatto per anni: acquisire aziende popolari nel mondo del software per inserirle nel proprio ecosistema cloud. E chi meglio di Wiz, con la sua esperienza nel mondo della sicurezza, può offrire a Google un ingresso più agevole nei cloud di Azure e AWS?

L’analisi dei numeri però non basta. Se il valore della transazione è già di per sé impressionante, ciò che davvero salta all’occhio è la strategia dietro questa mossa. Google non ha solo comprato una startup promettente, ma ha acquisito anche un team di talenti altamente qualificati che avevano già venduto la loro prima compagnia, Adallom, a Microsoft nel 2015 per 320 milioni di dollari. Il ciclo si ripete: una volta venduti, questi imprenditori potrebbero, tra qualche anno, essere pronti a fondare un’altra startup e a vendere a qualcun altro, per poi incassare ancora una volta. E forse, a questo punto, Google ha capito che, nella Silicon Valley, l’unica cosa che conta davvero è avere un flusso costante di innovazione e di persone che possano alimentarlo.

Nonostante l’analisi della mossa di Google sembri piuttosto chiara, ci sono altri dettagli che potrebbero far sollevare più di qualche sopracciglio. Per esempio, la commissione di rottura di oltre 3 miliardi di dollari – un ammontare che è circa il 10% dell’intero valore dell’accordo – potrebbe sembrare una misura un po’ eccessiva. Ma in un’era di regolamenti antitrust sempre più severi, la Silicon Valley potrebbe essere pronta ad accettare queste clausole di rottura sempre più alte come nuova normalità. Una normalità che ci ricorda che, alla fine, il denaro e le strategie aziendali sono ciò che reggono il gioco. In fondo, chi ha il controllo delle tecnologie più avanzate e della sicurezza informatica, ha il controllo di tutto il resto.

La vera domanda è: Google è così tanto interessata a Wiz solo per quello che può fare oggi, o c’è una strategia più ampia in gioco? Non sarebbe sorprendente se, tra qualche anno, vedessimo l’ennesima startup di successo uscire dalle ceneri di Wiz, pronta a essere venduta a qualcun altro. La partita è lunga, ma a Google piace giocare a scacchi, e lo fa con mosse che sfidano il resto del mondo a stare al passo.