Nvidia è diventata una macchina da soldi, macinando 2.300 dollari di profitto al secondo grazie al boom dell’intelligenza artificiale. Se fino a pochi anni fa era il re indiscusso del gaming, oggi il suo business dei data center è talmente gigantesco che persino il reparto networking genera più ricavi delle GPU da gioco. Il messaggio è chiaro: chiunque voglia essere rilevante nell’AI deve passare per Nvidia.
E per mantenere il dominio assoluto, il colosso di Jensen Huang ha annunciato una nuova ondata di GPU AI destinate a cementare il suo vantaggio competitivo: Blackwell Ultra GB300 entro fine 2025, Vera Rubin nel 2026 e Rubin Ultra nel 2027. La roadmap è stata aggiornata al GDC 2025, e mentre i dettagli tecnici si accumulano, il punto essenziale è uno: Nvidia sta costruendo un’infrastruttura AI che sarà il cuore pulsante della prossima rivoluzione tecnologica.

Blackwell Ultra: più memoria, stesso cuore
Il Blackwell Ultra non è il balzo generazionale che molti si aspettavano, ma piuttosto un miglioramento incrementale rispetto al Blackwell originale. Il singolo chip offre gli stessi 20 petaflops di potenza AI, ma con un incremento della memoria da 192GB a 288GB di HBM3e. Anche il Superpod DGX GB300 vede un’espansione della RAM da 240TB a 300TB, ma senza variazioni sostanziali in CPU o GPU.
Nvidia ha evitato di confrontare direttamente Blackwell Ultra con il Blackwell standard, preferendo invece paragonarlo all’H100 del 2022. Il risultato? 1,5 volte la potenza in inferenza FP4 e una velocità di elaborazione 10 volte superiore per applicazioni come DeepSeek-R1 671B, con tempi di risposta ridotti da 1,5 minuti a soli 10 secondi.
Ma la vera novità è che alcune aziende potranno acquistare un singolo chip Blackwell Ultra grazie alla DGX Station, un desktop AI-ready con 784GB di memoria unificata e networking Nvidia da 800Gbps. Asus, Dell e HP saranno tra i primi a vendere queste workstation di fascia estrema.
Vera Rubin e Rubin Ultra: il vero salto generazionale

Se Blackwell Ultra è solo un aggiornamento, Vera Rubin nel 2026 sarà il vero punto di svolta. Il chip raddoppierà la potenza a 50 petaflops di FP4, mentre Rubin Ultra nel 2027 integrerà due GPU Rubin per un totale di 100 petaflops e 1TB di memoria.
L’architettura Rubin segna un cambio di passo nella capacità di calcolo AI, con un intero rack NVL576 che promette 15 exaflops in inferenza FP4 e 5 exaflops in training FP8, una potenza 14 volte superiore rispetto ai rack Blackwell Ultra del 2025.
Nvidia è diventata troppo grande per fallire?
Jensen Huang ha chiarito un concetto chiave: il mondo ha bisogno di 100 volte più potenza di calcolo AI di quanto pensassimo un anno fa. E Nvidia è l’unica azienda in grado di fornirla.
Nonostante i recenti scossoni in borsa dovuti alla paura di una riduzione della domanda AI dopo DeepSeek, Nvidia continua a stampare miliardi: solo nel primo trimestre 2025 ha già spedito 1,8 milioni di chip Blackwell, per un valore di 11 miliardi di dollari.
E il futuro è già scritto. Dopo Rubin, nel 2028 arriverà Feynman, in onore del celebre fisico teorico. Nvidia non sta solo costruendo chip: sta dettando il ritmo della prossima rivoluzione tecnologica. E per ora, nessuno sembra in grado di fermarla.