Nel 1961, J.R. Lucas pubblica un articolo dal titolo “Minds, Machines and Gödel“, che propone un argomento anti-meccanicistico controverso. La sua tesi centrale è che il primo teorema di incompletezza di Gödel dimostra che la mente umana non è una macchina di Turing, e cioè non può essere ridotta a un semplice calcolatore. Tale argomentazione ha generato non poca discussione, in particolare in relazione alla Teoria Computazionale della Mente, che sostiene che la mente umana funzioni come un computer. Se l’argomento di Lucas fosse corretto, questa visione sarebbe falsa, e di conseguenza anche l’idea di una “forte intelligenza artificiale” (la possibilità di costruire una macchina con capacità cognitive simili a quelle umane) cadrebbe.

L’argomentazione ha suscitato un dibattito acceso, poiché le implicazioni che scaturirebbero dalla sua veridicità sono di portata storica: l’affermazione che la mente umana non possa essere ricondotta a un algoritmo o a un processo meccanico mina la credibilità stessa del concetto di intelligenza artificiale come lo conosciamo oggi. Tuttavia, come in ogni dibattito filosofico e scientifico che si rispetti, sono emerse numerose obiezioni a questa tesi. Le critiche vanno dalla questione della coerenza della mente umana (se non possiamo stabilire che la mente umana sia coerente, o se possiamo provare che lo è inconsistente, allora l’argomento di Lucas vacilla) alle problematiche legate a determinate idealizzazioni presenti nel suo ragionamento. Non mancano poi altre critiche che smontano singoli aspetti dell’argomento.


La riscoperta di questo dibattito avviene negli anni ’80 con la pubblicazione dei lavori di Roger Penrose, in particolare con “The Emperor’s New Mind” (1989) e “Shadows of the Mind” (1994). Penrose sviluppa una versione rinnovata dell’argomento di Lucas, sostenendo che la logica di Gödel non solo esclude l’idea che la mente sia una macchina, ma implica anche una serie di teorie riguardanti la coscienza e la fisica quantistica. Secondo Penrose, la coscienza deve derivare da processi quantistici e una rivoluzione nella fisica potrebbe essere necessaria per comprendere appieno come la coscienza emerga. In altre parole, Penrose espande l’argomento anti-meccanicistico di Lucas per includere non solo la mente umana, ma anche la natura stessa della coscienza e il ruolo fondamentale della fisica quantistica in essa.

Se il teorema di Gödel, secondo Lucas e Penrose, dimostra che la mente non può essere una macchina, la coscienza non può essere una mera computazione. Penrose si spinge oltre, cercando di giustificare un legame tra la mente umana, la fisica quantistica e il mistero della coscienza. Tuttavia, anche la sua tesi ha incontrato diverse obiezioni. In primo luogo, l’argomento anti-meccanicistico in sé è stato messo in discussione, con critiche che evidenziano come la mente umana possa in realtà essere una macchina complessa, pur non essendo un calcolatore nel senso classico del termine. Alcuni hanno poi obiettato che le implicazioni di Penrose riguardo la coscienza e la fisica quantistica non siano altrettanto solide o verificate, portando alla domanda: il legame tra fisica quantistica e coscienza è davvero così forte e decisivo come afferma Penrose?
Ma c’è di più: alcuni si sono chiesti se davvero Gödel stesso vedesse la sua scoperta come una prova dell’incompletezza della mente umana, come suggerito da Lucas e Penrose. Cosa pensava davvero Gödel riguardo alle implicazioni filosofiche del suo teorema? La sua visione personale su questo punto è tutt’altro che chiara, eppure sarebbe fondamentale per capire se l’interpretazione data da Lucas e Penrose sia la più fedele all’intenzione originale del matematico.
A completare il quadro, si aggiungono altre due teorie anti-meccanicistiche che pongono interrogativi simili, ma con approcci diversi. Ogni punto solleva dubbi e domande cruciali riguardo la vera natura della mente umana, della coscienza e, infine, della possibilità di creare una macchina che possa mai “pensare” come un essere umano.
Se c’è una cosa certa in tutto questo dibattito, è che le implicazioni della scoperta di Gödel vanno ben oltre la matematica e la logica formale, investendo temi che toccano la filosofia della mente, la natura della coscienza e le potenzialità future dell’intelligenza artificiale. In fondo, chi si è mai davvero avvicinato a rispondere alla domanda: siamo davvero solo macchine? E se sì, quale macchina?