Amazon voleva solo mostrare l’integrazione di Alexa Plus con Suno, una piattaforma di generazione musicale basata sull’intelligenza artificiale. Un piccolo dettaglio tra i tanti annunci della presentazione. Ma invece ha inavvertitamente scatenato un enorme problema di copyright che potrebbe costarle caro.

Suno è un generatore di canzoni basato su IA: si inserisce un prompt testuale, come “un brano jazz, reggae, EDM pop sulla mia immaginazione”, e il sistema sforna una canzone. Niente di troppo nuovo nel mondo dell’AI generativa, ma Suno ha un problema non da poco: è sotto accusa per aver utilizzato materiale protetto da copyright per addestrare i suoi modelli.

Le grandi etichette discografiche e la RIAA (Recording Industry Association of America) lo hanno citato in giudizio, anche se non possono dimostrare con certezza che Suno abbia direttamente copiato brani esistenti.

Suno non nega di aver utilizzato registrazioni protette, ma afferma che il suo uso è legale. Nei documenti depositati in tribunale, la società ammette che “decine di milioni di registrazioni” siano state utilizzate per addestrare il modello, inclusi brani di proprietà dei querelanti. Il nodo legale da sciogliere è sempre lo stesso: l’addestramento di un’IA con opere protette da copyright può essere considerato “fair use” o si tratta di una violazione su larga scala?

Amazon ha integrato Suno in Alexa Plus, permettendo agli utenti di generare musica personalizzata. Per ora, serve un account Suno e un abbonamento Alexa Plus o Prime, quindi l’accesso non è universale. Ma il solo fatto che Suno venga legato ad Alexa crea un enorme problema.

Le etichette musicali hanno sempre avuto un rapporto di amore-odio con Amazon, che da un lato vende la loro musica, ma dall’altro spinge sempre più i suoi servizi AI. Con questa mossa, Amazon si ritrova in una posizione scomoda: da un lato, ha accordi con le major discografiche per Amazon Music; dall’altro, sta promuovendo un prodotto che potrebbe erodere il valore della musica originale.

Il problema di Suno non è solo legale, ma anche economico. Il servizio offre un piano gratuito con la possibilità di generare 10 canzoni al giorno, mentre gli abbonamenti a pagamento permettono una produzione più ampia. Ma, francamente, la qualità delle canzoni è ancora mediocre.

E qui emerge una questione ancora più grande: Suno ha davvero un futuro? Se i tribunali dovessero stabilire che ha violato il copyright, la società potrebbe ritrovarsi con danni economici devastanti, tra multe e possibili accordi milionari con le etichette discografiche. Il fallimento sarebbe dietro l’angolo.

L’integrazione di Suno con Alexa non minaccia solo gli artisti con il furto di ascolti. Rende anche più facile la creazione di brani fraudolenti e di soundalike, ovvero canzoni che imitano artisti famosi per ingannare gli algoritmi di streaming e rubare royalties.

L’industria musicale sta già combattendo contro contenuti AI non autorizzati, e Universal Music Group ha stretto un accordo con Amazon a dicembre 2024 per “proteggere gli artisti dall’AI illegale e dalla frode”. Ora Amazon sta dando visibilità proprio a una piattaforma accusata di violare il copyright.

Amazon ha bisogno delle etichette discografiche per mantenere la sua posizione nel mercato musicale, eppure con questa mossa rischia di alienarsi i suoi stessi partner. Se la causa contro Suno dovesse andare male, Amazon potrebbe ritrovarsi coinvolta, direttamente o indirettamente, nel più grande scontro legale sulla musica AI mai visto.

Insomma, nel tentativo di mostrare un semplice gadget AI per Alexa, Amazon potrebbe aver fatto il passo più lungo della gamba. E ora la musica potrebbe fermarsi.