Nel marzo 2025, il mondo finanziario ha assistito a un fenomeno paradossale: un ‘bull crash’ a Wall Street. Gli investitori, preoccupati dalle politiche commerciali imprevedibili del presidente Donald Trump, hanno ridotto le loro allocazioni in azioni statunitensi al ritmo più veloce mai registrato.
Secondo un sondaggio di Bank of America, le allocazioni sono crollate di 40 punti percentuali, passando dal 17% di sovrappeso a febbraio al 23% di sottopeso a marzo.
Questo esodo di massa è stato alimentato da timori di stagflazione, guerre commerciali globali e la fine dell’eccezionalismo americano.
La crescita economica degli Stati Uniti, che l’anno precedente aveva registrato un 2,8%, ora vacilla sotto il peso delle incertezze politiche e delle tensioni commerciali.
L’ombra di una recessione incombente ha spinto gli investitori a cercare rifugio altrove. In questo contesto, le Borse europee sono diventate il nuovo Eldorado per gli investitori in fuga. Le allocazioni in azioni dell’Eurozona sono aumentate di 27 punti percentuali, raggiungendo il livello più alto dal luglio 2021.
Fattori come valutazioni basse, tassi d’interesse in calo e massicci investimenti, come il fondo tedesco da 500 miliardi di euro per investimenti e clima, hanno reso l’Europa un’opzione attraente.
Particolarmente degni di nota sono stati i titoli bancari europei. Le azioni bancarie dell’Eurozona si sono avviate a chiudere l’anno al livello più alto dal 2010, con l’indice Euro Stoxx Banks che ha superato i 142 punti. Banche come UniCredit, Intesa Sanpaolo e Deutsche Bank hanno registrato aumenti rispettivamente superiori al 50%, 40% e 30%.
Questo boom è stato alimentato da rendimenti record per gli azionisti, con circa 45 miliardi di euro restituiti attraverso riacquisti di azioni e dividendi significativi.
Tuttavia, non tutto è rose e fiori. Il mercato tecnologico statunitense ha subito un duro colpo, con gli investitori che hanno ridotto la loro esposizione alle azioni tecnologiche USA, spostandosi verso una posizione sottopeso del 12%.
Questo ha portato a una rotazione verso settori più difensivi come le utilities e le banche. Inoltre, nonostante un lieve aumento dei livelli di liquidità degli investitori, non si è registrato un movimento significativo verso i titoli di Stato, segnalando una cautela diffusa nel mercato.