Quando un libro riesce a ottenere il timbro di approvazione di Oprah, Reese Witherspoon e Jenna Bush Hager contemporaneamente, significa che sta per diventare il nuovo status symbol intellettuale delle élite. The Tell di Amy Griffin è più di un semplice memoir: è un passaporto per conversazioni esclusive nei circoli giusti, un’opportunità per esibire sensibilità culturale e, magari, un’ottima scusa per farsi notare tra i tavolini di Fondazione Prada.

Griffin, fondatrice di G9 Ventures e figura di riferimento per un certo tipo di potere femminile ben connesso, ha costruito un impero sulle relazioni giuste. Non sorprende che il suo libro abbia trovato risonanza tra le sue stesse fedeli sostenitrici, un gruppo selezionato che va da Gwyneth Paltrow a Wendi Murdoch, passando per Lauren Sanchez. Il libro è un’analisi del peso dei segreti e della loro capacità di modellare le nostre vite, scritto con una voce diretta e sincera, che evidentemente ha colpito il cuore (e gli algoritmi social) delle donne più influenti d’America.

Chiunque abbia assistito a un intervento di Griffin come quello al WTF: Women in Tech, Media and Finance dello scorso anno – sa che la sua capacità di storytelling è efficace e ben collaudata. Il fascino del libro non sta tanto nel suo contenuto rivoluzionario (la narrativa della “scoperta di sé” non è certo nuova), quanto nel modo in cui Griffin la incornicia, rendendola irresistibile per un pubblico che cerca sempre nuove storie di resilienza da celebrare e condividere con orgoglio.

Insomma, The Tell è il libro perfetto per chi vuole un titolo di cui parlare al prossimo cocktail party Milanese. E se finisce per rimanere chiuso su un tavolino accanto a un’edizione intonsa di The Summer I Turned Pretty, poco importa: il suo compito lo avrà già svolto.