Salesforce sta lottando per convincere i clienti a utilizzare Agentforce, il suo ambizioso prodotto di intelligenza artificiale che promette di trasformare il servizio clienti automatizzando le interazioni con gli utenti. Il problema? Nessuno sembra entusiasta all’idea di pagare per un sistema che, per ora, appare più complesso che rivoluzionario. E così, l’azienda è costretta a rivedere la sua strategia, valutando modifiche ai prezzi nel tentativo disperato di stimolarne l’adozione.
Attualmente, Salesforce addebita 2 dollari per ogni conversazione gestita dagli agenti AI, un costo che evidentemente non sta trovando consenso tra le aziende. Per questo, la società starebbe pensando a una tariffazione più flessibile: conversazioni semplici potrebbero costare meno di 2 dollari, mentre quelle più complesse che richiedono l’estrazione di dati da più fonti potrebbero costare di più.
Un tentativo di rendere il pricing più appetibile, ma che nasconde una realtà più preoccupante: le aziende non stanno vedendo il valore di Agentforce, e senza una svolta, il progetto rischia di diventare un costosissimo flop.
Agentforce è uno dei prodotti più ambiziosi mai lanciati da Salesforce, eppure il mercato sta rispondendo con un misto di scetticismo e confusione. Il pricing è solo una parte del problema. Il vero nodo è che molte aziende faticano a capire come integrare questi agenti AI nei loro processi, senza contare i costi tecnici e organizzativi nascosti che rendono il passaggio meno conveniente del previsto.
Salesforce non solo deve dimostrare che Agentforce funziona, ma deve anche spiegare meglio ai clienti perché dovrebbero fidarsi di un sistema che, al momento, sembra solo un’altra complicazione nella giungla del software aziendale. La sensazione è che Salesforce stia giocando una partita difficile, e abbassare i prezzi potrebbe non bastare se l’azienda non riesce a vincere la battaglia più importante: convincere il mercato che Agentforce è una rivoluzione e non solo un esperimento costoso e macchinoso.