La Germania ha voltato pagina: i tempi dell’antimilitarismo oltre il Reno sono finiti. Con essi, anche l’epoca in cui Rheinmetall arrancava, sostenuta più dal settore automobilistico che da quello militare. Ora il gruppo di Düsseldorf è diventato un protagonista della difesa europea, con una crescita impressionante che ha trasformato la sua traiettoria finanziaria.
L’esercizio 2024 ha sancito questo cambio di paradigma, con un fatturato in aumento del 36%, un portafoglio ordini cresciuto del 44% – oggi pari a 55 miliardi di euro, otto volte il volume di dieci anni fa – e un dividendo aumentato del 42%. In borsa, il titolo è esploso, in un rally che ricorda quello di Nvidia. Un confronto che trader e giornalisti avventurosi amano fare.
Una crescita reale o un’illusione speculativa?
Rheinmetall ha visto il suo giro d’affari passare dai 6,2 miliardi di euro del 2019 ai 9,7 miliardi del 2024, con un utile operativo triplicato nello stesso periodo. Ma è sufficiente per paragonarla a Nvidia? Il colosso statunitense ha registrato un salto molto più vertiginoso: nello stesso arco temporale, le vendite sono passate da 16,7 a 130,5 miliardi di dollari, con un utile operativo aumentato di ventinove volte. Numeri che rendono evidente come Nvidia stia giocando un’altra partita, su una scala di crescita esponenziale a cui Rheinmetall non può nemmeno avvicinarsi.
Anche in termini di cash flow, il divario è abissale. Rheinmetall deve reinvestire tre quarti dei suoi flussi di cassa per sostenere la propria attività capital-intensive, senza contare le acquisizioni. Nvidia, al contrario, genera un free cash flow mostruoso, con un’intensità di capitale inferiore al 3% del suo fatturato, contro il 12% della società tedesca. In pratica, Nvidia ha il profilo finanziario di una società di consulenza tecnologica, mentre Rheinmetall resta un tradizionale produttore industriale con margini inevitabilmente più compressi.
La bolla Rheinmetall: tra oligopolio e limiti strutturali
Nonostante il suo rally in borsa – MarketScreener aveva puntato su Rheinmetall nel febbraio 2024 e oggi il valore dell’investimento si è quasi quadruplicato – gli analisti non nascondono un certo scetticismo di fronte all’euforia speculativa che circonda il titolo. Il gruppo ha senza dubbio i suoi punti di forza: è un’azienda sovrana, opera in un mercato oligopolistico e gode di una visibilità insolita per il settore della difesa. Ma vari vincoli strutturali ne limitano naturalmente la redditività e pongono interrogativi sulla sostenibilità della sua corsa in borsa.
C’è un’altra incognita: l’amministrazione Trump. Se c’è una cosa che l’ex presidente ha dimostrato è l’assoluta incoerenza delle sue dichiarazioni e delle sue politiche, soggette a continui capovolgimenti. Oggi molti investitori scommettono che un secondo mandato di Trump possa tradursi in un boom della spesa militare europea e, di conseguenza, in una domanda ancora più alta per Rheinmetall. Ma la realtà potrebbe essere molto diversa. È difficile immaginare che Washington decida volontariamente di sabotare il proprio complesso militare-industriale chiudendo il mercato alle aziende americane, lasciando così campo libero ai concorrenti europei.

Da evidenziare la joint venture tra Leonardo e Rheinmetall, mirata a creare un nuovo polo europeo per lo sviluppo e produzione di veicoli militari da combattimento. Le aziende avevano già siglato un Memorandum of Understanding (MoU) a luglio 2024. Rheinmetall e Leonardo saranno azionisti paritetici (50% ciascuno) della nuova società Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV), con sede legale a Roma e operativa a La Spezia.
La costituzione della società, prevista entro il primo trimestre 2025, dipende dalle consuete autorizzazioni regolamentari. L’obiettivo principale è lo sviluppo e la commercializzazione del nuovo Main Battle Tank italiano (MBT) e della piattaforma Lynx per il programma Armored Infantry Combat System (AICS) dell’Esercito Italiano. Saranno inoltre sviluppati altri veicoli, come recupero, ingegneria e posaponti. I partner puntano anche a sfruttare ampie opportunità sui mercati internazionali.
Il futuro di Rheinmetall è legato a doppio filo all’andamento delle tensioni geopolitiche e alle scelte politiche delle potenze occidentali. Il boom della difesa europea ha trasformato il gruppo in un attore centrale, ma il suo modello di business resta lontano dall’efficienza finanziaria di una tech company come Nvidia. Investire oggi significa scommettere su un settore in crescita, ma con margini e dinamiche completamente diversi. La borsa, nel frattempo, ha già preso una direzione chiara: per molti trader, Rheinmetall è la “Nvidia della Ruhr“.