OpenAI ha deciso di scendere in campo con una proposta politica che sembra più un atto di guerra commerciale che un documento di policy. La lettera, inviata all’amministrazione Trump, punta il dito contro DeepSeek, il concorrente cinese in ascesa nel settore dell’intelligenza artificiale, dipingendolo come una minaccia alla sicurezza nazionale.

Il messaggio è chiaro: DeepSeek è “controllato dallo stato” e potrebbe essere manipolato dal governo cinese per scopi malevoli. Un’accusa pesante, che riecheggia la retorica utilizzata contro Huawei e altri colossi tecnologici cinesi.Secondo OpenAI, i modelli di DeepSeek sarebbero un rischio per le infrastrutture critiche e potrebbero essere utilizzati per attività illecite come il furto d’identità e la violazione della proprietà intellettuale.

Curiosamente, la denuncia arriva proprio mentre DeepSeek sta guadagnando popolarità con il suo chatbot, minacciando la posizione dominante di ChatGPT.L’azienda guidata da Sam Altman non si è limitata a colpire DeepSeek, ma ha anche chiesto un divieto generale sui chip e sui modelli AI di fabbricazione cinese, accusandoli di violare la privacy e mettere a rischio la sicurezza. Il tutto, però, senza fornire prove concrete. Un classico caso di narrativa geopolitica travestita da preoccupazione per la sicurezza.

La risposta della Cina? Per ora, il silenzio. Secondo i registri aziendali, il governo cinese non possiede alcuna quota in DeepSeek né nella sua società madre, High-Flyer Capital Management. Ma nel mondo dell’intelligenza artificiale, i fatti contano meno della percezione, e OpenAI lo sa bene.

Dietro questa mossa si intravede una strategia chiara: rallentare la crescita di un concorrente in forte espansione con l’arma della pressione politica.

DeepSeek è diventato un nome rilevante nell’AI open source, attirando aziende in tutto il mondo. Se la sua ascesa continuerà, potrebbe emergere come una delle più serie minacce al dominio occidentale nel settore.

La domanda che resta è: si tratta davvero di una questione di sicurezza o semplicemente di business? Con le tensioni tra Stati Uniti e Cina che si giocano sempre più sul terreno tecnologico, OpenAI sembra aver scelto da che parte stare. E la guerra dell’AI è appena cominciata.