Il Take It Down Act, recentemente approvato dal Senato, rappresenta l’ennesimo tentativo di regolamentare la diffusione di immagini intime non consensuali, comprese quelle generate dall’intelligenza artificiale. La legge, sponsorizzata dai senatori Amy Klobuchar e Ted Cruz, introduce sanzioni penali per chiunque condivida questo tipo di contenuti e impone alle piattaforme di rimuoverli entro 48 ore dalla segnalazione, pena multe salate.
Non c’è dubbio che la diffusione di immagini intime senza consenso sia un problema serio e distruttivo, amplificato dall’uso crescente dell’IA. Tuttavia, dare alla nuova amministrazione Trump un ulteriore strumento di controllo sulla libertà di espressione potrebbe rivelarsi un errore pericoloso. Il rischio, è che questa legge diventi una “arma” nelle mani di Trump per colpire i suoi avversari politici e proteggere i suoi alleati, come Elon Musk, che attualmente collabora con il governo mentre gestisce X, una piattaforma già infestata da contenuti NCII, speriamo di sbagliare.
L’argomento non è nuovo. La regolamentazione della libertà di espressione online è da tempo oggetto di dibattiti infiniti, basati però sulla premessa che la legge venga applicata in modo equo e razionale. Ma nel 2025, questa certezza è svanita. Trump ha più volte dimostrato di usare il potere dello Stato in modo selettivo, proteggendo chi lo sostiene e attaccando chi gli si oppone. Se un provvedimento come il Take It Down Act finisse per essere usato per silenziare voci scomode, piuttosto che per difendere le vittime di abusi digitali, il risultato sarebbe una distorsione profonda del concetto stesso di giustizia.
Il dilemma rimane: la necessità di proteggere le vittime dagli abusi digitali è reale, ma il rischio di dare a un’amministrazione imprevedibile un nuovo strumento di censura arbitraria non può essere ignorato. Quando il principio dell’applicazione equa della legge viene meno, l’intero sistema giuridico perde di credibilità, lasciando spazio a un’erosione pericolosa della libertà di espressione e dell’integrità del dibattito pubblico. Finger crossed.