Recentemente, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company ha proposto a giganti del settore tecnologico come Nvidia, AMD e Broadcom la creazione di una joint venture per gestire la divisione fonderia di Intel. Secondo fonti vicine alla situazione, l’obiettivo è operare la divisione senza che nessuna delle aziende coinvolte detenga più del 50% delle quote. Anche Qualcomm è stata avvicinata per una possibile partecipazione.
Questa iniziativa segue le sollecitazioni dell’amministrazione Trump, che ha richiesto a TSMC di contribuire al rilancio di Intel, in un momento in cui quest’ultima sta affrontando perdite significative e un calo del valore azionario. Tuttavia, qualsiasi accordo definitivo richiederebbe l’approvazione del governo degli Stati Uniti, per garantire che la divisione di Intel non finisca completamente sotto controllo straniero.
Le discussioni sono ancora in una fase preliminare e diverse aziende hanno manifestato interesse. Tuttavia, alcuni dirigenti di Intel si oppongono alla vendita separata della divisione di progettazione dei chip. Inoltre, l’integrazione delle operazioni tra TSMC e Intel presenta numerose sfide, a causa dei differenti processi produttivi adottati dalle due aziende.
Parallelamente, TSMC sta affrontando pressioni per mantenere alcune tecnologie di produzione dei chip a Taiwan, nonostante i piani di investimento negli Stati Uniti. Questo potrebbe influenzare le tempistiche di applicazione delle ultime tecnologie sul suolo americano, con possibili ritardi fino al 2028. Inoltre, il presidente Donald Trump ha indicato la possibilità di imporre tariffe significative sui chip importati, con l’obiettivo di incentivare la produzione domestica.
Nel frattempo, Intel sta cercando di recuperare la leadership nel settore dei semiconduttori, puntando su progressi nei processi produttivi, come il nodo Intel 18A. Tuttavia, le voci sulla possibile cessione delle fonderie a TSMC hanno scatenato dibattiti tra esperti e politici, influenzando anche il mercato azionario. Joseph Bonetti, program manager di Intel, ha criticato questa ipotesi, sottolineando i recenti progressi dell’azienda.