Chase Lochmiller è co-fondatore e CEO di Crusoe Energy Systems, un’azienda che trasforma il gas naturale bruciato durante la produzione di petrolio in energia per data center. Ogni anno, oltre 145 miliardi di metri cubi di gas vengono sprecati, un’energia che supera il consumo annuale dell’Africa.

La tecnologia Digital Flare Mitigation di Crusoe riduce le emissioni, taglia i costi del cloud computing e risolve problemi infrastrutturali del settore petrolifero. Chase è venture partner presso Dragonfly Capital ed è stato general partner di Polychain Capital. Ha guidato il trading algoritmico a GETCO e lavorato come trader quantitativo a Jump Trading. Laureato in Matematica e Fisica al MIT, ha un Master in Informatica con specializzazione in Intelligenza Artificiale da Stanford. Appassionato di avventure, ha scalato cinque delle “Seven Summits,” incluso l’Everest.

Chase Lochmiller guarda ai miliardi che si stanno rovesciando sull’intelligenza artificiale con la calma di chi ha già vinto la lotteria prima ancora di comprare il biglietto. Per lui, questo momento è epico, paragonabile alla scissione dell’atomo, ma senza il fastidio delle conseguenze morali. Chi si preoccupava del costo quando si trattava di giocare con la fisica nucleare? Nessuno, ovviamente. E oggi, nessuno si preoccupa di quanto costi l’AI, purché la febbre dell’oro continui.

Lochmiller ha costruito la sua Crusoe partendo dai data center per il mining di Bitcoin, un’industria che sembrava già il massimo del capitalismo digitale, finché non è arrivata l’intelligenza artificiale a fare sembrare tutto il resto antiquato. L’azienda si è reinventata con agilità felina, trasformando i suoi impianti in centrali di potenza per l’AI, dove l’unico limite è la quantità di energia che si riesce a pompare nei server senza farli fondere.

E il colpo grosso è arrivato con un affare che ha fatto impallidire persino i venture capitalist della Silicon Valley: un data center da 300 megawatt ad Abilene, Texas, finanziato da Oracle e OpenAI. Non una struttura qualsiasi, ma il primo tassello del cosiddetto “Progetto Stargate”, un nome che trasuda ambizioni galattiche. Questo mega centro di calcolo è stato annunciato nientemeno che alla Casa Bianca, nel secondo giorno della nuova presidenza Trump, come se fosse il nuovo programma Apollo.

Lochmiller vede questa espansione come un imperativo nazionale. Gli Stati Uniti devono restare al vertice dell’AI, e lui è qui per fornire la potenza computazionale necessaria, proprio come Henry Ford forniva catene di montaggio. E non ha dubbi su chi stia vincendo la corsa: “Siamo nel gioco più grande del mondo, con le aziende più potenti del pianeta. E, sai, direi che ce la stiamo cavando piuttosto bene”.

In altre parole, Lochmiller non è solo un imprenditore. È il nuovo tycoon della rivoluzione AI, un visionario che ha capito che la vera miniera d’oro non è nell’AI stessa, ma nei ferri del mestiere. Perché, come ai tempi della corsa all’oro, chi vende i picconi fa sempre più soldi di chi scava.