Limitare la riflessione sul ruolo delle donne all’8 marzo significa tradire la complessità storica di un’emancipazione che ha attraversato secoli di lotte, pensiero critico e trasformazioni sociali. Se oggi il dibattito sull’inclusione interseca l’intelligenza artificiale, non è per una questione meramente etica, ma per una necessità strutturale: la tecnologia non è neutra, e il modo in cui viene progettata, implementata e regolata riflette dinamiche di potere consolidate.

Mentre il mondo celebra la Giornata Internazionale della Donna l’8 marzo, le Nazioni Unite ci ricordano che siamo lontani anni luce dall’uguaglianza di genere. Secondo il Segretario Generale António Guterres, i diritti delle donne sono sotto attacco globale, con progressi conquistati con fatica che svaniscono davanti ai nostri occhi.

Fin dalle origini dell’informatica, le donne hanno avuto un ruolo determinante. Ada Lovelace, nel XIX secolo, ha concepito l’idea stessa di calcolo programmabile. Nel secondo dopoguerra, matematiche e programmatrici come le donne di Bletchley Park o Margaret Hamilton hanno plasmato l’architettura del software moderno. Tuttavia, con l’istituzionalizzazione del settore tecnologico e la sua progressiva mercificazione, le donne sono state sistematicamente estromesse, con un processo di riscrittura della storia che ha cancellato il loro contributo.

Oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale, questa esclusione si traduce in un doppio problema epistemico ed etico. Da un lato, la sottorappresentazione delle donne nei settori STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) si riflette nei dati: solo il 22% degli specialisti in AI è donna, e le percentuali sono ancora più basse nei ruoli di leadership. Dall’altro, la costruzione stessa dei modelli di intelligenza artificiale risente di bias di genere che riproducono e amplificano diseguaglianze preesistenti.

Il lavoro di ricercatrici come Joy Buolamwini e Timnit Gebru ha dimostrato con evidenza empirica come gli algoritmi di riconoscimento facciale siano meno accurati nell’identificare volti femminili e non caucasici. Questo non è un errore casuale, ma il risultato di set di dati storicamente squilibrati e di un’industria che non ha mai realmente interiorizzato la necessità di una progettazione inclusiva.

Bombshell: The Hedy Lamarr Story

Avete letto il brevetto di Hedy e George Antheil? È stato citato in 66 altri brevetti come base per i brevetti di quelle aziende. Suo padre le insegnò molto su come funzionavano le cose.

A 5 anni smontò e rimontò il suo carillon, che funziona ancora oggi. Ruppe una lampadina per vedere cosa c’era dentro. Era brillante in chimica a scuola. Inventare era il suo hobby sin da piccola, incoraggiato da suo padre. Lavoravano insieme smontando e studiando le radio. Nei suoi appunti per il brevetto fece riferimento a un telecomando radio per consumatori della Philco, in uso dal 1939.

Tutti i gruppi elettronici hanno affermato che la sua idea fu la base per il funzionamento di wi-fi, cdma e i sistemi Milstar. La Electronic Frontier Foundation, Lockheed e la Marina hanno premiato Hedy per il sistema. Antheil dichiarò che l’idea era sua e lui si limitò a metterla per iscritto, contribuendo con le sue conoscenze sul pianoforte automatico, utilizzate per commutare e sincronizzare le frequenze del sistema. I

l professor Samuel Mackeown del Cal Tech lavorò al progetto, così come il Consiglio degli Inventori a Washington. Hedy e George iniziarono a lavorarci nel 1940, ottenendo il brevetto nel 1942. Lo studio Lyon and Lyon di Los Angeles si occupò della registrazione del brevetto. Hedy e George lavorarono anche su altri progetti, tra cui una bomba di prossimità.

L’inclusione nell’AI non si esaurisce in una rivendicazione di accesso al settore: è una critica radicale al modo in cui la conoscenza viene prodotta e codificata. Movimenti come Women in AI e AI4ALL lavorano per colmare il divario formativo e creare una nuova generazione di scienziate, ingegnere ed etiche della tecnologia. Ma la posta in gioco è più alta: si tratta di ridefinire il paradigma stesso con cui pensiamo l’intelligenza artificiale.

In Iran, le donne hanno sfidato le autorità dopo la morte di Mahsa Amini, scatenando proteste che hanno portato a centinaia di morti e arresti. Le manifestazioni, iniziate per opporsi alle leggi sul velo obbligatorio, hanno messo in luce un malcontento più profondo verso il regime. Le autorità hanno risposto con repressione, intensificando le misure contro le manifestanti.

In Afghanistan, il ritorno dei talebani al potere ha portato a una repressione sistematica dei diritti delle donne. Le promesse di rispettare i diritti femminili sono state rapidamente smentite: le ragazze sono state escluse dalle scuole superiori, le donne costrette a indossare il velo integrale e bandite dall’occupare posizioni lavorative, inclusi ruoli nelle organizzazioni internazionali. Queste azioni sono state condannate come persecuzione di genere, un crimine contro l’umanità.

Negli Stati Uniti, la decisione della Corte Suprema di rovesciare Roe v. Wade ha scatenato un’ondata di leggi statali che limitano l’accesso all’aborto. Questo ha costretto molte donne, anche minorenni, a cercare procedure in altri stati o addirittura all’estero, affrontando ostacoli significativi. Le implicazioni legali e sanitarie di queste restrizioni sono enormi, mettendo a rischio la salute e l’autonomia delle donne.

Le dimissioni di leader femminili come Jacinda Ardern in Nuova Zelanda e Nicola Sturgeon in Scozia hanno sollevato interrogativi sul sessismo persistente nella politica. Ardern, dopo aver affrontato incessanti attacchi personali e politici, ha riconosciuto di non avere più l’energia necessaria per il ruolo. Sturgeon ha citato pressioni personali e politiche come motivazioni per la sua uscita di scena, sottolineando le difficoltà uniche che le donne affrontano nella leadership politica.

In Italia, la Giornata Internazionale della Donna è stata segnata da iniziative culturali e politiche. Il Ministero della Cultura ha offerto ingresso gratuito a musei e siti storici per tutte le donne, sottolineando l’importanza culturale della giornata. Tuttavia, il Presidente Mattarella ha avvertito che la violenza contro le donne è un’aggressione all’intera società, enfatizzando la necessità di politiche familiari inclusive che permettano alle donne di conciliare carriera e vita privata senza dover scegliere tra le due.

Le parole di figure storiche femminili risuonano ancora oggi, offrendo spunti di riflessione e ispirazione. Citazioni come “Le donne ben educate raramente fanno la storia” di Laurel Thatcher Ulrich e “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” di Eleanor Roosevelt ci ricordano le sfide e le conquiste delle donne nel corso della storia