Il “War for Intelligence” segna un cambio di paradigma radicale rispetto al passato. Nel “War for Talent”, le aziende facevano di tutto per attrarre i migliori talenti, creando ambienti di lavoro confortevoli e pieni di benefit. Ma ora, nella guerra per l’intelligenza, il vero rivale non è più l’individuo, ma i sistemi informatici. L’intelligenza artificiale, in grado di lavorare 24 ore su 24 a una frazione dei costi umani, sta oscurando rapidamente il valore del talento umano.

Un cambio di potere che ormai non può più essere ignorato. Le aziende, una volta costrette a competere per i migliori professionisti, ora si trovano in una posizione di dominio, dove le macchine sono i veri protagonisti e l’essere umano è relegato a un ruolo secondario. L’aspetto interessante di questo scenario non è solo la sostituzione di lavoratori con macchine, ma la progressiva trasformazione della cultura aziendale e sociale, dove il potere ritorna nelle mani di chi controlla la tecnologia.

L’eclissi delle iniziative “soft”

Negli Stati Uniti, le recenti decisioni di giganti come Accenture, Amazon, Google, Meta, Walmart e McDonald’s di ridurre o eliminare le iniziative relative a DEI (Diversità, Equità e Inclusione) sono indicatori di un cambiamento più profondo. Certo, la nuova amministrazione governativa potrebbe avere un ruolo in questa evoluzione, ma non è una novità: l’ascesa dell’intelligenza artificiale e la sua crescente capacità di sostituire i lavoratori umani sono state le vere forze trainanti.

Le iniziative come DEI ed ESG, che una volta occupavano una posizione centrale nell’agenda aziendale, sono ora in secondo piano. Le aziende stanno riscoprendo un approccio più “maschile”, o meglio, più autoritario, incentrato sulla produttività, con un focus sul controllo e sulla gestione delle risorse umane che non lascia spazio a iniziative “più morbide” o umanitarie. Il ritorno al “founder mode”, un atteggiamento più duro e meno orientato al benessere dei dipendenti, è l’altra faccia della medaglia in questo nuovo equilibrio di potere.

La forza del “founder mode” è chiaramente visibile nelle politiche aziendali che impongono il ritorno fisico in ufficio: dalle multinazionali come JPMorgan Chase e Amazon, fino al governo degli Stati Uniti. La regola è chiara: il gioco è finito. Le aziende hanno riacquisito il controllo, e i dipendenti sono ora subordinati a una visione aziendale che pone il profitto e l’efficienza come obiettivi primari.

La grande disconnessione

Il distacco tra dipendenti e aziende è un fenomeno che va ben oltre le iniziative aziendali o politiche. È la manifestazione di una disconnessione profonda che sta emergendo con forza. Dopo la “Great Resignation” e il fenomeno del “Quiet Quitting”, ora siamo testimoni di una nuova fase: la “Great Detachment”. I lavoratori si sentono sempre più alienati e disconnessi dai loro ruoli e dai loro datori di lavoro. Le statistiche non sono confortanti: una serie di sondaggi annuali di Gallup mostra come il malcontento stia crescendo, con il numero di dipendenti “disengaged” che ha raggiunto livelli preoccupanti.

Nel 2024, solo il 31% dei lavoratori americani si è dichiarato “engaged” nel proprio lavoro, la cifra più bassa dal 2014. E non è tutto: un preoccupante 17% dei lavoratori si considera “attivamente disimpegnato”, segnando un picco che non si vedeva da un decennio. I lavoratori più giovani, quelli sotto i 35 anni, sono quelli che mostrano il calo di engagement più significativo, con una diminuzione di cinque punti rispetto all’anno precedente. Il dato più sconcertante è che solo il 39% dei lavoratori afferma che qualcuno si preoccupi di loro sul posto di lavoro, in netto calo rispetto ai dati del 2020.

Se qualcuno cerca la causa in un comportamento irresponsabile da parte dei dipendenti, la realtà potrebbe essere molto diversa. L’evoluzione del mercato del lavoro, alimentata dall’Intelligenza Artificiale, ha cambiato drasticamente gli equilibri di potere. Le aziende non solo detengono il controllo sulle opportunità lavorative, ma hanno anche il potere di dettare le regole della cultura aziendale, relegando i dipendenti a una posizione sempre più marginale.

In un contesto del genere, non sorprende che molti si sentano disillusi e stanchi, vittime di un sistema che li vede solo come ingranaggi in una macchina che lavora a una velocità e a una precisione che nessun essere umano può eguagliare. Ma, come si sa, la verità è che in un mondo dove la tecnologia comanda, l’umanità perde terreno giorno dopo giorno.