L’industria automobilistica europea si trova a un bivio cruciale, stretta tra la necessità di recuperare terreno nella corsa globale ai veicoli autonomi e l’urgenza di rispettare ambiziosi obiettivi ambientali. Il 5 marzo 2025, a Bruxelles, il commissario Ue ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas ha lanciato un appello chiaro: “Dobbiamo riconquistare la nostra leadership nei veicoli alimentati dall’intelligenza artificiale, connessi e automatizzati. Cina e Stati Uniti sono più avanti di noi”.
Questa dichiarazione, pronunciata durante la presentazione del piano d’azione per il settore auto, prende atto di un divario tecnologico che l’Europa non può più ignorare.
Il Piano Ue per l’Auto
La Commissione Europea ha svelato un piano strategico che non si limita alla tecnologia, ma affronta anche il tema della transizione ecologica. Confermati gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2025, 2030 e 2035 – con lo stop definitivo ai motori endotermici entro quest’ultima data – l’Ue introduce una flessibilità pragmatica. La revisione delle norme sugli standard di CO2, originariamente prevista per il 2026, è stata anticipata alla fine del 2025, aprendo la porta a tecnologie alternative come gli e-fuel (combustibili sintetici) e altre innovazioni che potrebbero facilitare il raggiungimento della neutralità carbonica.
“Non abbiamo tempo da perdere”, ha sottolineato Tzitzikostas, annunciando anche un allentamento temporaneo delle sanzioni: le case automobilistiche avranno un triennio (2025-2027) per adeguarsi ai target di emissioni, anziché affrontare verifiche annuali.
Tecnologia e ambiente: un equilibrio ambizioso
Il piano Ue intreccia la sfida tecnologica con quella ambientale in modo fluido ma complesso. Da un lato, l’alleanza europea per veicoli connessi e autonomi – sostenuta da un miliardo di euro di investimenti pubblico-privati tramite Horizon Europe 2025-2027 – mira a sviluppare software e soluzioni di intelligenza artificiale competitive. Dall’altro, la spinta verso la decarbonizzazione si concretizza con il “Battery Booster”, un’iniziativa da 1,8 miliardi di euro nei prossimi due anni per rafforzare la produzione di batterie in Europa, che si aggiunge ai 3 miliardi già stanziati nel Fondo per l’Innovazione. A queste risorse si uniscono 200 milioni di InvestEU e un bando da 1 miliardo lanciato il 3 dicembre 2024, segno di un impegno finanziario senza precedenti.
La domanda di veicoli a zero emissioni sarà incentivata attraverso schemi ottimizzati per i consumatori, con la Commissione pronta a collaborare con gli Stati membri per definire raccomandazioni e individuare fonti di finanziamento Ue. Sul fronte infrastrutturale, l’attenzione si concentra sui punti di ricarica, con l’obiettivo di ridurre i tempi di connessione alle reti elettriche.
La sfida globale e il pragmatismo europeo
Il collegamento tra questi due fronti – tecnologia autonoma ed emissioni zero – rivela la duplice pressione sull’Europa. La Cina, con colossi come Geely che integrano AI, big data e satelliti nei loro sistemi di guida autonoma, e gli Stati Uniti, con aziende come Tesla, rappresentano un benchmark che l’Ue fatica a raggiungere. L’approccio europeo, però, si distingue per il suo pragmatismo: armonizzare la legislazione per i veicoli autonomi e allo stesso tempo rendere più flessibili le norme ambientali offre alle case automobilistiche – da Volkswagen a Stellantis – un margine di manovra per innovare senza soccombere a sanzioni immediate. Tuttavia, il ritardo tecnologico resta una spina nel fianco. L’obbligo di sistemi di parcheggio automatizzati dal 2025 è un primo passo, ma la vera sfida sarà competere con soluzioni più avanzate già in uso oltreoceano e in Asia.
Verso un futuro incerto
L’Europa si muove con determinazione, ma il tempo stringe. La combinazione di investimenti massicci, alleanze strategiche e un’apertura a nuove tecnologie potrebbe ridare slancio al settore, ma il divario con Cina e Usa impone una corsa contro il tempo.
La revisione del regolamento sugli standard CO2 di auto e furgoni “sarà anticipata alla seconda metà del 2025 ma non toccherà l’obiettivo del 2035” per lo stop alla vendita di veicoli a combustione interna, diesel e benzina, “al quale ci atteniamo. Ciò che faremo sarà valutare la possibilità di aprire la strada a nuove o altre tecnologie” nella transizione dei carburanti post 2035, precisa il Commissario europeo ai trasporti, Apostolos Tzitzikōstas, che ha poi aggiunto “per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2035 avremmo bisogno di un approccio tecnologicamente neutro”, assicurando che i combustibili sintetici, gli e-fuels richiesti dalla Germania, “avranno un ruolo da svolgere e saranno presi in considerazione nell’ambito della futura revisione“.
“Valuteremo inoltre quali altre tecnologie potrebbero ancora avere un ruolo per il raggiungimento degli obiettivi del 2035” ha concluso riferendosi ad un settore critico per l’economia dei Paesi membri dove l’Ue sta cercando di scrivere un percorso tutto suo, tra eccessi di slancio e bilanciamenti successivi. La domanda a questo punto è se l’Europa riuscirà, almeno nel settore automotive, ad uscire dalla crisi nella quale si è in qualche modo infilata. La risposta la vedremo nei prossimi anni, anche se, il 2025 sarà un banco di prova decisivo per tutto il settore.