La transizione verso la mobilità elettrica in Europa potrebbe ricevere una spinta decisiva grazie alle ricariche intelligenti e bidirezionali. Secondo uno studio appena pubblicato da Eurelectric, associazione di categoria dell’industria elettrica europea, e EY’s Global Power & Utilities Sector, queste tecnologie potrebbero far risparmiare ai proprietari di veicoli elettrici tra 450 e 2.900 euro all’anno. Un incentivo economico che, se sfruttato, potrebbe accelerare la domanda di e-cars, rendendo l’elettrico non solo sostenibile, ma anche conveniente rispetto ai motori a combustione.

Il report evidenzia il potenziale delle ricariche smart, che ottimizzano i consumi adattandosi ai momenti di minor costo dell’energia, e di quelle bidirezionali, che permettono ai veicoli di restituire energia alla rete nei picchi di domanda. Queste soluzioni non solo alleggeriscono le bollette, ma affrontano anche sfide strutturali come la congestione della rete e l’integrazione di fonti rinnovabili intermittenti, immagazzinando l’energia in eccesso per poi rivenderla quando serve. Tuttavia, per sbloccare questo potenziale, servono incentivi economici chiari per i consumatori e un impegno politico più deciso. “L’Europa è l’unica grande regione industriale dove l’adozione delle auto elettriche è rallentata”, avvisa Serge Colle, Global Power & Utilities Leader di EY, puntando il dito su standard, permessi e politiche inadeguate. Per invertire la rotta, l’Ue deve ampliare e modernizzare la sua rete di ricarica, un passo cruciale per ridurre i rischi degli investimenti e rilanciare la fiducia nei veicoli a batteria.

Mentre l’Europa cerca di recuperare terreno, l’Italia si distingue come un esempio virtuoso. La sesta edizione dello studio “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia”, presentato ieri nel corso dell’evento “Key – The Energy Transition Expo” da Motus-E, rivela che la rete nazionale di colonnine pubbliche ha raggiunto quota 64.391, con un incremento di 13.713 punti rispetto al 2023 (+27%) e un balzo del 75% negli ultimi due anni. Nonostante un rallentamento nelle vendite di auto elettriche, l’Italia si posiziona tra i Paesi europei più avanzati nell’infrastruttura per la mobilità elettrica, superando Francia, Germania e Regno Unito nel rapporto tra punti di ricarica, veicoli circolanti e lunghezza della rete stradale.

La distribuzione territoriale vede il Nord al comando con il 57% dei punti di ricarica, seguito dal Centro (20%) e dal Sud (23%). La Lombardia guida la classifica regionale con 12.926 colonnine, davanti a Lazio (6.917) e Piemonte (6.151), mentre Roma (3.117), Milano (1.400) e Napoli (1.235) dominano tra le città. Napoli spicca per densità, con il maggior numero di punti in rapporto alla superficie, seguita da Torino e Milano. Un’attenzione particolare è rivolta alle autostrade, dove i punti di ricarica sono saliti a 1.087, arrivando a 3.447 se si considerano quelli entro 3 chilometri dalle uscite. Altro dato significativo: il 47% delle nuove installazioni nel 2024 è di tipo veloce o ultraveloce, un record che segna un balzo rispetto al 22% dell’anno precedente, rendendo la rete italiana sempre più pronta a supportare una mobilità elettrica efficiente.

Da questo punto di vista, l’Italia dimostra che investire nelle infrastrutture di ricarica è possibile e porta risultati concreti, con una conformità del 75-80% agli ultimi obiettivi Ue. Questo successo potrebbe ispirare l’Europa intera, che deve però affrontare una sfida più ampia: integrare tecnologie smart e bidirezionali su scala industriale per rendere l’elettrico davvero competitivo.

Se da un lato il nostro Paese avanza con una rete capillare e moderna, dall’altro l’Ue è chiamata a colmare il gap di incentivi e standardizzazione evidenziato dallo studio di Eurelectric ed EY. La flessibilità promessa dalle ricariche bidirezionali potrebbe essere la chiave per alleggerire i costi e stabilizzare le reti, ma senza un’accelerazione coordinata a livello europeo, il rischio è che l’Italia resti un’eccezione in un continente ancora in affanno.