La decentralizzazione è il futuro.

L’IA prometteva di risolvere tutto, tranne il suo problema più grande: gestire i soldi. Perché, diciamocelo, un’intelligenza che non può pagare da sola non è poi così “intelligente”. Ecco perché gli sviluppatori stanno integrando l’IA con la blockchain, per permettere a robot e agenti artificiali di amministrare asset digitali e stipulare contratti senza dover chiedere il permesso a un umano.

I cervelloni di Coinbase Developer Platform, OpenMind e Robonomics stanno trasformando gli agenti AI in vere e proprie entità economiche autonome. L’IA di base non può gestire un portafoglio, inviare denaro o persino iscriversi a una banca. Una limitazione che, in un mondo governato dal denaro digitale, la rende meno indipendente di quanto si creda.

Per colmare questa lacuna, Coinbase ha lanciato Agent Kit, una piattaforma che fornisce un wallet agli agenti AI, permettendo loro di interagire con la blockchain come farebbe un essere umano. Il risultato? Oltre 2.000 sviluppatori hanno già costruito su questa infrastruttura, movimentando più di 100 milioni di dollari.

Se un’intelligenza artificiale può monitorare il web, fare trading o eseguire contratti autonomamente, allora ha bisogno di un portafoglio digitale che le consenta di operare. Ma se iniziamo a dare agli agenti IA un potere finanziario reale, come facciamo a fidarci di loro?

E’ il problema delle “allucinazioni” dell’IA? Se un chatbot si inventa una risposta, al massimo ci scappa una figuraccia; ma se un’IA che gestisce denaro sbaglia, qualcuno potrebbe perdere un patrimonio. La soluzione? Meccanismi di controllo: per transazioni sotto una certa soglia, l’IA può procedere in autonomia, mentre per importi più elevati serve un’approvazione manuale.

Le blockchain sono nate per le macchine, e che gli umani hanno semplicemente rubato loro l’idea. Il problema? L’IA non ha un’identità riconosciuta. Provate a mandare un robot in banca a chiedere un mutuo: lo butteranno fuori prima che possa spiegarsi.

Per risolvere il problema, OpenMind ha sviluppato Iris, un’IA con due wallet crittografici: uno Ethereum e uno Coinbase. Ogni sei secondi, Iris controlla i suoi fondi, pronta a effettuare pagamenti o a firmare contratti autonomamente.

Ma come possiamo fidarci di un’entità che potrebbe deviare dal suo codice? Liphardt ha avuto un’idea geniale: scrivere le regole di governance direttamente sulla blockchain. Ogni robot segue un set di istruzioni immutabili, pubblicamente verificabili, un po’ come se Asimov avesse scritto le sue Tre Leggi della Robotica direttamente su Ethereum.

Se tutto questo vi sembra ancora fantascienza, Robonomics, che sta già implementando questi sistemi sui robot umanoidi Unitree G1. Il problema? L’IA da sola non ha abbastanza potenza di calcolo per essere veramente “intelligente”. La soluzione? Usare la blockchain come gateway verso il cloud computing decentralizzato, in questo caso Polkadot.

Robonomicsimmagina un mondo in cui i robot non solo lavorano, ma gestiscono autonomamente i loro guadagni. Un’idea che porta con sé sfide e perplessità: se un robot sbaglia un’operazione, chi è il responsabile? Per evitare il caos, ogni transazione viene registrata su un registro distribuito, con prova dell’operazione svolta e dei fondi movimentati.

Se la decentralizzazione è il futuro, allora prepariamoci a un mondo in cui le macchine non solo pensano, ma possiedono e spendono denaro. Resta da capire chi controllerà chi, quando le intelligenze artificiali decideranno di investire meglio di noi.