L’Unione Europea ha svelato il tanto atteso Clean Industrial Deal, un piano che punta a rilanciare la competitività industriale del continente con una ricetta basata su meno vincoli ambientali, più aiuti di Stato e un’opzione Buy European per contrastare la pressione di Stati Uniti e Cina. Accanto a questo pacchetto, Bruxelles ha presentato misure per ridurre la burocrazia e un piano per abbassare le bollette energetiche delle imprese, due elementi cruciali per rendere il contesto industriale europeo più dinamico.
Annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen durante un incontro con rappresentanti del settore ad Anversa, il pacchetto punta a tagliare il peso della regolamentazione sulle aziende senza però rinunciare agli obiettivi del Green Deal. “Vogliamo tagliare i legami burocratici che vi trattengono”, ha assicurato la von der Leyen, ribadendo la visione di un’Europa che rimane fedele alla transizione ecologica, ma con regole più snelle per le imprese.
Un piano ambizioso, ma con risorse limitate
Se l’ambizione non manca, i fondi restano il vero nodo critico. Il piano prevede di mobilitare 100 miliardi di euro, una cifra molto inferiore a quella ritenuta necessaria da Mario Draghi, il quale ha avvertito che senza un massiccio intervento finanziario, l’industria europea rischia una “lenta agonia”. Anche se poi di denaro fresco nel pacchetto se ne vede poco: un solo miliardo di nuove garanzie e la promessa di una Banca per la decarbonizzazione, che nei prossimi dieci anni dovrebbe facilitare gli investimenti.
Il commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, ha ironizzato sul fatto che alla Commissione Europea “si giura sul rapporto Draghi come altrove sulla Bibbia”, ma la realtà mostra un’adesione solo parziale alle indicazioni dell’ex premier italiano.
Meno vincoli, più flessibilità: la nuova strategia industriale
Bruxelles cerca un equilibrio tra ambiente e competitività, allentando alcuni dei vincoli normativi imposti negli ultimi anni. Tra le misure previste:
- Snellimento della tassonomia ambientale
- Revisione della carbon tax alle frontiere
- Norme meno stringenti sulla sostenibilità aziendale
- Riduzione dell’obbligo di rendicontazione per le imprese
Queste modifiche, fortemente volute dall’industria e dal Partito Popolare Europeo (PPE), sono il primo passo di una serie di pacchetti di semplificazione che arriveranno nei prossimi mesi. La promessa è di ridurre del 35% gli oneri burocratici per le PMI entro il 2029, con un risparmio stimato di 6,3 miliardi di euro.
Bollette più leggere e un no secco al ritorno del gas russo
Un altro pilastro del Clean Industrial Deal è la riduzione del costo dell’energia per le imprese. Il pacchetto prevede:
- Taglio delle tasse sull’energia attraverso raccomandazioni ai governi
- Incentivi per i consumatori per evitare picchi di domanda nelle ore di massimo consumo
- Risparmi stimati per 45 miliardi di euro nel 2025, con un impatto crescente fino a 260 miliardi entro il 2040
Bruxelles, inoltre, mantiene il tetto al prezzo del gas e conferma la sua strategia per liberare l’Europa dalla dipendenza dai combustibili fossili russi, anche nel caso di una futura pace in Ucraina.
Basterà per evitare il declino industriale europeo?
Se da un lato la Ue cerca di riequilibrare l’approccio tra sostenibilità e competitività, dall’altro la mancanza di risorse rischia di compromettere l’efficacia del piano. Il Clean Industrial Deal potrebbe essere un primo passo per dare respiro alle imprese, ma senza investimenti più massicci, la sfida con USA e Cina resterà impari.
La promessa è chiara: un’Europa “non great again, ma più grande del passato”, come dichiarato dalla vice di von der Leyen, Teresa Ribera. Resta da vedere se questa visione troverà un riscontro concreto nell’economia reale.
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