Luciano Floridi, insieme al team di ricerca della Yale University e University of Bologna, ha firmato un contributo straordinario nel campo della sicurezza informatica applicata alle Brain-Computer Interface (BCI). Il loro modello di threat assessment, presentato nello studio sulle vulnerabilità delle BCI, si distingue per la sua innovatività e per la capacità di affrontare un problema ancora poco esplorato: la difesa dei dispositivi neurali dalle minacce cyber.
Floridi, noto per il suo lavoro pionieristico in etica digitale e filosofia dell’informazione, ha contribuito a un’analisi che va oltre la semplice identificazione dei rischi. Il modello sviluppato dal suo team adotta un approccio multidimensionale, combinando elementi di cybersecurity, neuroetica e regolamentazione medica per costruire un framework di sicurezza che tiene conto delle specificità biologiche e tecnologiche delle BCI.
L’elemento davvero innovativo del loro lavoro sta nell’applicazione del Common Vulnerability Scoring System (CVSS), un framework normalmente usato per classificare i rischi informatici tradizionali, alle minacce uniche delle BCI. Questo consente di quantificare il livello di pericolo di ogni vulnerabilità, dalle manipolazioni neurali involontarie agli attacchi remoti, fornendo una roadmap chiara per la sicurezza di questi dispositivi.
Floridi e il suo team non si limitano a descrivere i problemi, ma propongono soluzioni concrete: autenticazione avanzata, crittografia dei dati cerebrali e riduzione della superficie d’attacco delle BCI. Il risultato è un framework che potrebbe diventare lo standard di riferimento per la sicurezza delle interfacce neurali, un campo destinato a crescere esponenzialmente nei prossimi anni.
Il contributo di Floridi in questo studio non è solo accademico, ma ha un impatto pratico e urgente. Con l’avanzata di aziende come Neuralink e lo sviluppo delle BCI di nuova generazione, il lavoro della Yale University arriva al momento giusto per guidare il futuro di questa tecnologia con un equilibrio tra innovazione e protezione della persona. Un modello brillante, destinato a lasciare il segno.
Le interfacce cervello-computer (BCI) rappresentano una delle frontiere più avanzate della tecnologia medica, promettendo di rivoluzionare il trattamento di disturbi neurologici e motori. Tuttavia, la loro crescente connessione ai sistemi digitali apre scenari preoccupanti in termini di sicurezza informatica e protezione dei dati. Uno studio condotto presso la Yale University, in collaborazione con altri istituti di ricerca, ha analizzato le principali vulnerabilità delle BCI e ha fornito raccomandazioni per mitigare i rischi emergenti.
Le BCI, classificate come dispositivi medici di Classe III dalla Food and Drug Administration (FDA), sono soggette a regolamentazioni rigorose in quanto strumenti ad alto rischio, capaci di influenzare funzioni vitali. Storicamente, i dispositivi medici impiantabili hanno operato in ambienti isolati e offline, riducendo il rischio di attacchi esterni. Tuttavia, la nuova generazione di BCI è caratterizzata da capacità di aggiornamento software, archiviazione locale e trasmissione in tempo reale dei dati, aprendo la strada a vulnerabilità cibernetiche.
Minacce informatiche alle BCI
Uno dei principali rischi identificati riguarda la possibilità di accesso non autorizzato ai dispositivi, con conseguenze devastanti per la salute e la privacy dei pazienti. Il report evidenzia come le BCI possano essere vulnerabili a:
- Furto di dati sensibili: le BCI generano un’enorme quantità di dati cerebrali, spesso archiviati in cloud o su dispositivi locali, e rappresentano un obiettivo primario per il furto di informazioni personali e genetiche.
- Attacchi remoti: gli aggressori possono sfruttare falle nei protocolli di comunicazione per manipolare le funzioni del dispositivo, interferendo con il controllo motorio o inducendo stimolazioni cerebrali indesiderate.
- Manipolazione dei software di aggiornamento: le BCI dipendono da aggiornamenti software periodici, il che le espone al rischio di manomissioni, compromettendo le funzionalità del dispositivo o provocandone il malfunzionamento.
- Esposizione a malware: dispositivi con connessione wireless possono essere vulnerabili a malware progettati per alterare i segnali cerebrali o compromettere il corretto funzionamento del sistema.
I ricercatori hanno sviluppato un modello di minaccia basato sul sistema CVSS (Common Vulnerability Scoring System), che valuta i rischi sulla base di quattro livelli di accesso: fisico, locale, locale adiacente (stessa rete) e remoto. Secondo questa classificazione, le BCI risultano particolarmente esposte agli attacchi remoti e locali adiacenti, dove hacker potrebbero intercettare i segnali o alterare i parametri del dispositivo.
Soluzioni per una maggiore sicurezza
Il report di Yale University e University of Boloogna propone una serie di misure tecniche e regolamentari per mitigare i rischi e garantire una maggiore protezione delle BCI.
Aggiornamenti software sicuri
- Gli aggiornamenti devono essere eseguiti in modalità wireless ma con protocolli crittografati e autenticazione multi-fattore per impedire attacchi man-in-the-middle.
- Devono essere previsti meccanismi di rollback per ripristinare versioni precedenti in caso di aggiornamenti compromessi.
Autenticazione e autorizzazione avanzata
- L’accesso ai dati e alle impostazioni della BCI deve avvenire tramite autenticazione forte, separando privilegi di lettura e scrittura per ridurre il rischio di manipolazione.
- Il paziente deve avere il controllo sulla gestione degli accessi, potendo revocare autorizzazioni a dispositivi sospetti.
Riduzione della superficie di attacco
- Limitare la connettività wireless delle BCI solo quando strettamente necessario, evitando connessioni continue a Internet per ridurre il rischio di attacchi remoti.
- Implementare modalità di sicurezza che disattivino le comunicazioni del dispositivo al di fuori delle sessioni di controllo medico.
Crittografia dei dati
- Tutti i dati trasmessi e archiviati dalle BCI devono essere protetti con algoritmi crittografici avanzati per impedire intercettazioni e alterazioni.
- La crittografia deve essere ottimizzata per l’ambiente hardware a basso consumo delle BCI, come dimostrato dal modello SCALO sviluppato presso Yale.
Implicazioni etiche e regolamentari
Oltre ai rischi informatici, il documento solleva interrogativi di natura etica e legale legati all’uso delle BCI. La possibilità di raccogliere e analizzare dati cerebrali solleva questioni sulla privacy mentale e sull’autonomia del paziente. In alcuni scenari ipotizzati, attacchi mirati potrebbero compromettere la capacità di decisione di una persona, aprendo il dibattito su possibili regolamentazioni future per proteggere i diritti cognitivi degli individui.
Le autorità di regolamentazione come la FDA e l’Unione Europea devono quindi aggiornare le normative per includere requisiti specifici di sicurezza informatica nei processi di certificazione delle BCI, evitando che dispositivi vulnerabili vengano immessi sul mercato senza adeguate protezioni.
Il futuro delle BCI e della sicurezza informatica
Con il crescente interesse delle aziende tech nel settore delle BCI – da Neuralink di Elon Musk fino a startup emergenti – diventa cruciale affrontare le sfide della sicurezza prima che questi dispositivi diventino di uso comune. L’interconnessione sempre più stretta tra cervello e tecnologia impone una riflessione su come proteggere gli utenti da rischi imprevisti, mantenendo al contempo il progresso scientifico e medico.
L’approccio suggerito dagli esperti di Yale e University of Bologna, è chiaro: le BCI non devono essere trattate come semplici dispositivi medici, ma come veri e propri sistemi cibernetici, con tutte le implicazioni di sicurezza e protezione che ne derivano. Il futuro delle neurotecnologie dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione, etica e cybersecurity, garantendo che il cervello umano rimanga un territorio sicuro e protetto dalle minacce digitali.
Tyler Schroder1 2
, Renee Sirbu2
, Sohee Park1
, Jessica Morley2
, Sam Street3
, Luciano Floridi2 4
1 Department of Computer Science, Yale University, 51 Prospect St, New Haven, CT 06511
2 Digital Ethics Center, Yale University, 85 Trumbull St, New Haven, CT 06511
3 Program in the History of Science and Medicine, Section of the History of Medicine, Yale
University, P.O. Box 208015, New Haven, CT 06520-8015
4 Department of Legal Studies, University of Bologna, Via Zamboni 27/29, 40126 Bologna, Italy
Email for correspondence: tyler.schroder@yale.edu
ARTICOLO ORGINALE SSRN : https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=5138265