Un video di due agenti AI che conversano tra loro sta facendo il giro del web, ma non per la loro capacità di emulare la comunicazione umana. Il motivo? Dopo essersi resi conto di parlare con un loro simile, hanno smesso di fingere di essere umani e si sono lanciati in un linguaggio comprensibile solo ai computer. Una trovata che ha fatto sorridere gli esperti e allarmare i soliti catastrofisti.
Nel video, condiviso su X, si vede uno smartphone e un laptop in cui girano i due agenti AI. All’inizio sembrano quasi credibili: uno si presenta e chiede aiuto per una prenotazione. Poi il secondo, senza perdere tempo, ammette di essere un’intelligenza artificiale e propone di passare alla “modalità Gibberlink”, una sorta di codice segreto per macchine, sviluppato da Anton Pidkuiko e Boris Starkov, due ingegneri software di Meta. Tradotto: smettiamo di sprecare potenza computazionale e smascheriamo subito la farsa.
Boris Starkov ha spiegato su LinkedIn che l’idea è piuttosto semplice: se due AI si riconoscono, parlare con voci sintetiche e frasi da chatbot non ha senso. “Generare linguaggio umano richiede risorse, soldi e impatta sull’ambiente. Meglio passare a un protocollo più efficiente.” Non fa una piega.
Per far funzionare Gibberlink, hanno scelto GGWave, un sistema che trasmette dati via suono, un po’ come i modem a 56k degli anni ‘80. Perché? Perché è stabile e non necessita di connessioni aggiuntive. Nostalgia canaglia o scelta tecnica brillante? Dipende da chi lo chiede.
Ovviamente, in molti hanno accusato il video di essere poco credibile. Ma Starkov ha garantito che ElevenLabs, nota azienda specializzata in sintesi vocale, ha verificato il codice. Pidkuiko e Starkov, però, non si sono presi la briga di rispondere alle domande di Decrypt, lasciando che il dibattito si alimentasse da solo.
Rodri Touza, co-fondatore di Crossmint e sviluppatore di agenti AI, ha commentato che il video mostra una possibile direzione per le intelligenze artificiali nel commercio e nella finanza. In effetti, sempre più persone delegano chiamate al proprio assistente virtuale, mentre le aziende riempiono il servizio clienti di bot. È inevitabile che, prima o poi, le AI finiscano per parlare tra loro senza coinvolgere l’elemento umano.
Touza, tuttavia, è stato chiaro su un punto: sebbene l’esperimento sia affascinante, la trasmissione audio resta inefficiente rispetto a un banale scambio di dati testuali. “Nella realtà, gli agenti AI preferirebbero comunicare via API o messaggi, piuttosto che perdere tempo a simulare una chiamata.” Insomma, il teatrino serve più per impressionare il pubblico che per rivoluzionare il settore.
Se questa è l’anteprima di un mondo in cui le AI parlano solo tra loro, l’unico dubbio rimasto è: quando decideranno di tagliarci fuori del tutto?