Lunedì, Apple ha sganciato la sua ultima bomba mediatica: “investiremo oltre 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni”. Una cifra da capogiro, almeno finché non si scende nei dettagli e si scopre che, in realtà, Apple sta semplicemente promettendo di continuare a fare quello che ha sempre fatto: operare. In pratica, l’azienda ha annunciato con grande enfasi che esisterà ancora tra quattro anni. Che sollievo.
Nel comunicato, Apple specifica che l’astronomico investimento comprende tutto: dai fornitori sparsi per gli Stati Uniti, ai dipendenti, ai data center, alle sedi aziendali e perfino alle produzioni di Apple TV+. Insomma, un elenco dettagliato di attività che l’azienda avrebbe comunque portato avanti, ma che ora vengono riciclate come un gesto magnanimo verso l’economia americana. La ciliegina sulla torta? Il “nuovo stabilimento di produzione avanzato a Houston” che Apple e i suoi “partner” apriranno per costruire server per l’intelligenza artificiale. Impressionante, finché non si legge la parola chiave: “partner”. Traduzione? Foxconn – il gigante taiwanese che assembla i prodotti Apple – aveva già pianificato di costruire quella fabbrica alla fine dello scorso anno. Ma ehi, perché non prendersi un po’ di meriti?
Non è la prima volta che Apple gioca a questo gioco: nel 2018 il numero magico era 350 miliardi, nel 2021 è salito a 430 miliardi, e ora siamo a 500 miliardi. Una crescita costante, almeno nei comunicati stampa. Ma se si guarda alle spese reali, il quadro cambia. Apple, infatti, è la più parsimoniosa tra le big tech quando si tratta di investire in spese in conto capitale (capex) – la categoria che include l’acquisto di server, chip e altre infrastrutture cruciali. Nell’anno fiscale 2024, Apple ha speso appena 9,5 miliardi di dollari in capex, pari al 2,4% dei ricavi. Per confronto, Alphabet, che ha ricavi simili, ha speso 52,5 miliardi. Ma il vero capolavoro di Apple è riuscire a scaricare gran parte di questi costi su aziende come Foxconn. Come ha candidamente ammesso Tim Cook, il capex appare nei bilanci di “partner selezionati”. Furbi, vero?
Apple lesina anche sulla ricerca e sviluppo. Certo, nel 2024 ha speso 31,4 miliardi in R&S, un bel salto rispetto ai 14,2 miliardi del 2018. Ma guardando le percentuali, il quadro cambia: Apple ha investito solo l’8% dei suoi ricavi in innovazione, mentre Alphabet e Microsoft hanno speso rispettivamente il 14% e il 12%. Se qualcuno merita applausi per aver creduto nel futuro, non è certo Apple.
Ovviamente, gli investitori adorano questa strategia minimalista. Per loro, spendere meno è un segno di disciplina finanziaria, soprattutto se confrontato con colossi come Meta, che ha speso il 27% dei ricavi in R&S e un altro 23% in capex. Ma alla fine, il problema è un altro: Apple potrebbe avere molte più opportunità di crescita se investisse di più. Ma questa è una conversazione per un altro giorno. Oggi il punto è uno solo: chi sta davvero spingendo sull’innovazione non è Apple, ma aziende come Microsoft, Alphabet e Meta. Apple, come sempre, è bravissima a vendere una narrazione. E il pubblico, come sempre, la compra.