Friedrich Merz, leader dell’alleanza conservatrice che ha trionfato alle elezioni tedesche, si appresta a diventare cancelliere con una promessa inequivocabile: emancipare l’Europa dalla dipendenza dagli Stati Uniti. Il messaggio è chiaro, il tono perentorio.
“La mia assoluta priorità sarà rafforzare l’Europa il più rapidamente possibile, affinché, passo dopo passo, possiamo davvero raggiungere l’indipendenza dagli USA,”
ha dichiarato Merz in un dibattito televisivo, lasciando intendere che il tempo della deferenza verso Washington è finito. “
Non avrei mai pensato di dover dire una cosa del genere in TV. Ma dopo le dichiarazioni di Donald Trump della scorsa settimana, è evidente che gli americani almeno questa amministrazione sono largamente indifferenti al destino dell’Europa.”
I conservatori guidati da Merz hanno conquistato 208 seggi sui 630 disponibili nel Bundestag, mentre l’AfD ha ottenuto 152 seggi. I tre partiti della precedente coalizione di governo hanno subito perdite significative: i Socialdemocratici di centro-sinistra sono scesi a 120 seggi, e i Verdi si sono fermati a 85. Il partito della Sinistra ha raccolto 64 seggi, mentre l’Alleanza di sinistra di Sahra Wagenknecht non è riuscita a superare la soglia del 5%. Anche i Liberali Democratici, promotori delle elezioni anticipate dopo il ritiro dalla coalizione, non sono riusciti a raggiungere il 5% necessario per entrare in parlamento.
Un’affermazione che ha il sapore di un ultimatum. Il leader conservatore mette in discussione persino la tenuta della NATO, suggerendo che il vertice di giugno potrebbe segnare una svolta radicale: l’alleanza atlantica continuerà ad esistere nella sua forma attuale, o l’Europa dovrà accelerare la creazione di una propria capacità di difesa autonoma? Il dubbio è più che legittimo, specie dopo che lo stesso Merz ha lanciato l’idea di una cooperazione nucleare con Francia e Regno Unito, in vista di un possibile disimpegno americano.
Oltreoceano, Donald Trump ha accolto con entusiasmo il risultato elettorale tedesco, leggendo nella vittoria di Merz una conferma del suo mantra anti-establishment.
“Proprio come negli USA, il popolo tedesco si è stancato di un’agenda senza buon senso, soprattutto su energia e immigrazione,” ha dichiarato. “Questo è un grande giorno per la Germania e per gli Stati Uniti sotto la guida di un certo Donald J. Trump.”
I numeri raccontano una storia ancora più inquietante per l’Europa mainstream: l’alleanza CDU/CSU ha ottenuto il 28,6% dei voti, mentre l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD) ha registrato un inquietante 20,8%, il miglior risultato per un partito di estrema destra dalla Seconda Guerra Mondiale. Un dato che ha destato preoccupazione, ma anche riflessioni politiche di ben altro spessore.
A Washington, il consigliere di Trump, Elon Musk, ha apertamente sostenuto l’AfD, un’ingerenza senza precedenti che Merz non ha esitato a denunciare:
“Le pressioni arrivate da Washington non sono state meno drammatiche e scandalose di quelle che abbiamo visto provenire da Mosca.”
Un’accusa pesante, che apre scenari di conflitto geopolitico tra Berlino e la Casa Bianca.
Ora il focus si sposta sulla formazione del prossimo governo. L’ipotesi più probabile è una grande coalizione tra CDU/CSU e il Partito Socialdemocratico (SPD), guidato fino ad oggi dal cancelliere uscente Olaf Scholz, che ha ottenuto il 16,3% dei voti. Una prospettiva che riecheggia il passato, ma con un’agenda completamente diversa: in cima alla lista delle priorità, la riforma del “freno al debito”, il meccanismo che limita l’indebitamento pubblico e che potrebbe diventare il banco di prova della futura alleanza.
Il mercato ha già reagito: l’euro è salito dello 0,4% a 1,05 dollari, mentre i futures del DAX hanno guadagnato l’1,1%. Segnali di fiducia o semplicemente il preludio a un cambio di paradigma? Berlino ha deciso di voltare pagina, e stavolta lo fa senza guardare a Washington.